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Recensione: Ferro 3 - La casa vuota

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Ferro 3 - La casa vuota
titolo originale Bin-Jip
nazione Corea del Sud
anno 2004
regia Kim Ki-duk
genere Drammatico
durata 95 min.
distribuzione Mikado Film
cast S. Yeon Lee (Sun-Hwa) • H. Jae (Tae-Suk)
sceneggiatura K. Ki-duk
musiche Silvian
fotografia J. Seung-Beck
montaggio K. Ki-duk
media voti redazione
Ferro 3 - La casa vuota Trama del film
Tae-suk gira la città cercando case dove stabilirsi temporaneamente in assenza dei proprietari. Entra nelle case ma non ruba nulla. Vive gli appartamenti dove si introduce facendo le pulizie e riparando gli oggetti rotti come se fossero suoi. Un giorno, mentre è alla ricerca di una nuova sistemazione, incontra Sun-hwa, una ragazza che subisce maltrattamenti casalinghi e che il marito tiene prigioniera. I due si innamorano e Sun-hwa decide di seguire Tae-suk nella sua vita errabonda, che si interrompe quando lui viene rinchiuso nella prigione di stato a causa di una denuncia, così lei è costretta a tornare dal marito violento. Quando Tae-suk viene rilasciato, lei lo riaccoglie con complicità.
Recensione “Ferro 3 - La casa vuota”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 8)
"Siamo tutti case vuote
e aspettiamo qualcuno che apra la porta e ci renda liberi.
Un giorno il mio desiderio si avvera.
Un uomo arriva come un fantasma e mi libera dalla mia prigionia.
E io lo seguo, senza dubbi, senza riserve...
Finché incontro il mio nuovo destino."


Tae-Suk vive, "ospite" non invitato, nelle case lasciate temporaneamente vuote dai proprietari.
L'incontro con una ragazza vittima della violenza del marito interromperà la sua continua ricerca: l'amore diventa estasi, è la capacità di vedere e farsi vedere, isolati dal mondo, solo dall'essere amato.
Tae-Suk potrebbe essere un angelo caduto o forse uno spirito ma non è ciò che importa, quel che importa è invece il suo essere libero in un mondo fatto di case vuote e, al tempo stesso piene di frammenti di vita che segnano il passaggio di una coppia, di una famiglia o della solitudine di un vecchio.
I gesti che compie nelle sue giornate sono il suo divertimento, il trascorrere del tempo di una persona che vive da sola, e che nella vita non ha dimenticato uno degli elementi più importanti, la curiosità. La curiosità, desiderio che spinge verso l’ignoto, fa incontrare poi le due lune, per dare origine a un amore quasi angelicato, nel quale comunicare è muoversi, affascinare è sfiorarsi.
Vagando di casa in casa, dai sontuosi appartamenti dei ricchi ai locali più spogli delle case popolari, i due innamorati erranti attraversano le sfumature dell’esistenza: la meschinità e l’affetto, la menzogna e il perdono, la felicità e la morte.
Il tutto nella più totale assenza di parole, comunicando attraverso i gesti e gli sguardi, imparando ad amarsi piano, condividendo tutto il resto, prima ancora del corpo.
Un miracolo di spazi che cala l’asso nella potenza della contrapposizione alla parola: il luogo fisico della Casa, fulcro esistenziale di una borghesia compiaciuta e violenta, è finalmente dominato dall’uomo che, al vortice delle frasi Vuote prodotte da una crisi di coppia, oppone semplicemente il rumore del silenzio.
In questo "viaggio" verso il sentimento da parte di uno spettro forse sfinito dalla solitudine, Kim Ki-duk si abbandona all'evanescenza del sogno ma non per questo rifiuta il reale. Anzi, fa scontrare il suo protagonista con la durezza della terra, lo mette alla prova con le percosse fisiche e la prigionia attraverso le quali lui passa indenne, forte del suo essere "altro" rispetto all'evidenza delle cose. Il cineasta, raggiunge, nello stile e nella narrazione, l’equilibrio perfetto del silenzio che rende colmo e denso più di qualunque altro suono.
Silenzio ma dialogo dei sensi; un bacio fantasma che appiana i lividi del vivere.
Premio per la Regia alla 61ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (2004).
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (9 Commenti, 75% gradimento) Maverick 27 Marzo 2017 ore 09:18
voto al film:   7

Medaglia di Bronzo (51 Commenti, 80% gradimento) barney Medaglia di Bronzo 26 Marzo 2017 ore 23:57
voto al film:   7

Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) giulia 12 Febbraio 2017 ore 17:22
voto al film:   7,5

Medaglia d'Argento (196 Commenti, 27% gradimento) Standby Medaglia d'Argento 31 Gennaio 2016 ore 15:52
voto al film:   7,5

Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) charlie91 4 Novembre 2015 ore 16:50
voto al film:   7,5

Medaglia d'Oro (320 Commenti, 66% gradimento) AlessioRocco Medaglia d'Oro 6 Aprile 2014 ore 01:45
4 2
voto al film:   7

Oggi i registi asiatici sono forse quelli artisticamente più attivi, perché si mettono in gioco al cento per cento, esprimendo una personale idea del mondo e dei sentimenti. Infatti, pur rimanendo fedeli a un cinema antico ormai in via di estinzione, fatto di poche parole, pochi soldi e idee forti, riescono sempre ad essere originali, raggiungendo vette di poesia cinematografica davvero uniche nel panorama moderno.
Con questo film Kim Ki-duk ci ricorda un fondamento in disuso: al cinema, la parola non è essenziale quanto l’azione e l’immagine. Un concetto da difendere a spada tratta, nonostante le difficoltà nel comprendere tutte le sfumature del racconto possano appesantire la visione e allontanare un pubblico “non preparato” a questo tipo di esperienza.
Medaglia d'Argento (106 Commenti, 59% gradimento) cartillo Medaglia d'Argento 17 Febbraio 2014 ore 12:18
voto al film:   7,5

Medaglia d'Oro (279 Commenti, 48% gradimento) Diegen78 Medaglia d'Oro 30 Novembre 2013 ore 19:32
voto al film:   6

Ne ho sentito parlare per anni come di un capolavoro, forse avevo troppe aspettative
Utente di Base (6 Commenti, 100% gradimento) andre92 25 Novembre 2013 ore 12:01
voto al film:   9

Utente di Base (12 Commenti, 10% gradimento) marcopecs 2 Novembre 2013 ore 15:02
voto al film:   8


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