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Recensione: U-Carmen

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U-Carmen
titolo originale U-Carmen eKhayelitsha
nazione Sudafrica
anno 2005
regia Mark Dornford-May
genere Drammatico
durata 120 min.
distribuzione Lady Film
cast P. Malefane (Carmen) • L. Blou (Nomakhaya) • A. Kedama (Amanda) • A. Mbali (Bra Nkomo) • A. Tshoni (Jongikhaya)
sceneggiatura M. Dornford-MayA. KedamaP. Malefane
musiche C. Hazlewood
fotografia G. Biccari
montaggio R. Loots
uscita nelle sale 13 Gennaio 2006
media voti redazione
U-Carmen Trama del film
Tratto dall'opera di Bizet basata sulla novella di Prosper Mérimée. Ambientata non a Siviglia, ma nella baraccopoli Khayelitsha alla periferia di Città del Capo, la storia della donna magnetica che seduce, ama e infine distrugge il suo amante e se stessa, è molto nota: l'ossessione si trasforma in gelosia e, infine, in morte.
Recensione “U-Carmen”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 7)
L’uccello che tu credevi di dominare
Ha sbattuto le ali ed è volato via


L’amore – anzi, l’amour – tragico di Bizet mette le ali e trasmigra in Sud Africa; la splendida Siviglia lascia il campo a Khayelitsha, una baraccopoli nell’hinterland di Città del Capo, talmente povera e desolante da potersi considerare un ghetto nero, nato e cresciuto in decenni di apartheid.
Poche scene di dialogo legano le arie della Carmen, tradotte per l’occasione in xhosa – dialetto sudafricano – ed ottimamente eseguite dagli attori-cantanti, su tutti la splendida Pauline Malefane, una Carmencita sensuale e orgogliosa fino alla presunzione, dallo sguardo magnetico e le forme a dir poco generose.
La trama della Carmen di Mark Dornford-May, fedele nella traduzione del libretto, è modellata sulla diversa realtà di Khayelitsha e depurata delle situazioni tipicamente spagnole ad iniziare dalla corrida finale.
Zingari e gitani lasciano spazio ad una mono-etnia figlia della più grande discriminazione legalizzata dei tempi più recenti: non è solo l’amore a non avere leggi, ma la vita stessa, una vita di poliziotti impotenti e corruttibili, contrabbandieri e gente onesta tutti nello stesso posto, sotto lo stesso Dio dimentico di loro e delle loro miserie.
I colpi di forbice coi quali il regista riduce l’opera a due terzi dell’originale fan sì che l’azione si svolga interamente a Khayelitsha, ad eccezione del raid notturno per spostare la droga, fino alla morte dell’amore prima, di Carmen poi.
Jongi (José nel libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, ma ancor prima nella novella di Prosper Mérimée) e Carmen si attraggono finché non si desiderano: quando l’amore matura, si respingono. Nessuno dei due riuscirà ad ‘addomesticare’ l’altro, finché il rifiuto di Carmen diventa definitivo. “Se ti amo, stai attento!” Non c’è niente da fare, Jongi non riuscirà a riprendersi, ad evitare la propria distruzione per la gelosia e la rabbia per essere stato rifiutato. Carmen va incontro alla morte con l’altezzosità che la contraddistingue, istigando il rivale al gesto estremo, fino al compiersi della tragedia. Amore e morte, nella più duratura delle unioni.
L'oiseau que tu croyais surprendre
battit de l'aile et s'envola...
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