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Recensione: Senza destino

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Senza destino
titolo originale Sorstalanság
nazione Ungheria / Germania / Gran Bretagna
anno 2005
regia Lajos Koltai
genere Drammatico
durata 130 min.
distribuzione Medusa Film
cast M. Nagy (Gyuri Köves) • Ã. Dimény (Bandi Citrom) • A. Kecskés (Finn) • B. DóraP. Fancsikai
sceneggiatura I. Kertész
musiche T. Lázár
fotografia P. Gyula
montaggio H. Sellõ
uscita nelle sale 27 Gennaio 2006
media voti redazione
Senza destino Trama del film
Gyuri ha solo 15 anni quando la follia nazista investe la sua Budapest. Tutto cambia intorno a lui, i rapporti con i vicini e con la gente che fino al giorno prima salutava i suoi genitori, fino al tracollo. La popolazione ebrea della capitale ungherese inizia ad essere sempre più discriminata e Gyuri si trova a dover sopravvivere... Compito arduo considerata la sua deportazione nei vari Auschwitz, Buchenwald e Zeitz.
Recensione “Senza destino”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
"Sono morto una volta e quindi posso vivere. Forse questa è la mia vera storia."

La memoria di un flusso (assestato) di immagini restituisce al ricordo alcuni precisi indizi per sopprimerne altri. E allora semplici fatti raccontati diventano ricordi significativi, racconti, attimi di vita che si raggrumano intorno a nuclei di ricordi per essere testimoniati. Il film procede intorno a questi momenti salvati all’oblio dell’indescrivibile, per restituire volti precisi, destini che progressivamente virano dal colore al bianco e nero, mano a mano che la vita si allontana.
Antologia completa delle atrocità compiute dai nazisti sui prigionieri (con la "violenza" del dettaglio sul protagonista), "Senza destino" è un’indecisione (la sceneggiatura incagliata nella narrazione delle emozioni forti), uno sguardo spezzato (orrore o felicità) che rappresenta il "dopo" entrato in scena e travolto dagli occhi straordinari di Gyuri, che sostiene di non essere stato all'inferno, semplicemente perchè questo non esiste mentre i campi di concentramento si. La prospettiva di ritrovare la propria libertà e intraprendere la riscoperta della sua natura (umana): "spoglie mortali", la parte finale di un film (e di un vivere) stentato, in un certo senso "ridotto al minimo", ma capace di oscillare tra intensità e gravità, tra labirinti mentali e malattie di ogni tipo, a partire da quella più devastante, un male dell’umanità, rappresentato dalla degenerazione a cui è stato sottoposto il popolo ebraico. Ogni avvenimento è determinato da ciò che lo precede, per questo è importante mostrarlo... Questa era l'intenzione. La base di tutto.
Presentato in concorso a Berlino 2005.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (40 Commenti, 27% gradimento) andrea_cavax 30 Dicembre 2011 ore 13:01
1
voto al film:   7,5

Un altro film da non dimenticare.
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