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L'estate di quattro sorelle capeggiate da Gelsomina, erede del piccolo e strano regno che suo padre ha costruito per proteggere la sua famiglia dal mondo “che sta per finire”. È un'estate straordinaria, in cui le regole che tengono insieme la famiglia si allentano: da una parte l'arrivo nella loro casa di Martin, un ragazzo tedesco in rieducazione, dall'altro l'incursione nel territorio di un concorso televisivo a premi, "il paese delle Meraviglie", condotto dalla fata bianca Milly Catena. |
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Ultimi commenti e voti |
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6,5
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La sceneggiatura è una guida che evita di percorrere le classiche strade narrative. Eppure, nel complesso, sembra che manchi qualcosa, un guizzo, un impennata emotiva. Forse eliminare il settaggio sulle frequenze dell’entertainment è impresa davvero ardua, o forse è normale che non tutti vengano toccati dalla vicenda narrata. In ogni caso, il lavoro della Rohrwacher è motivo di orgoglio per il nostro spesso asfittico panorama cinematografico, soffocato dalle solite notissime facce.
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6,5
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L’ostacolo più grande quando si approccia un film così radicalmente “da festival” è aggirare la nostra predisposizione a essere sempre più stupiti, sorpresi e forzatamente intrattenuti. La mente di uno spettatore moderno infatti è inevitabilmente influenzata dagli (altissimi) standard di coinvolgimento e tensione sul modello di alcune (stupende) serie tv americane, che a detta di molti rappresentano le vette più alte dei prodotti audiovisivi contemporanei. Naturale quindi che possa non essere così banale passare dall’ultimo episodio di Breaking Bad al film che ha vinto il Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes. Lo stile di Alice Rohrwacher in realtà non è particolarmente astruso o incomprensibile. Questa sua opera seconda è semplicemente la descrizione di una vita reale molto intensa e combattuta. Il tema è attuale e affrontato con coraggio, la regista ha un certo tocco e un’elevata sensibilità per il delicatissimo periodo adolescenziale.
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6
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Film carino, ma siamo ben lontani dalle meraviglie, almeno sotto il profilo narrativo.
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7
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Mi colpisce aver letto commenti, non solo qui, riguardo il carattere "pacifista" del film. Se proprio si vuole dare una lettura politica, verrebbe da dire che anche i migliori ideali, interpretati da un soggetto tipo Wolfgang, possono finire in vacca. Ma non è affatto questo il fuoco del film, che funziona davvero bene quando si concentra sul quotidiano di questa anomala famiglia. Risulta più incerto quando intervengono gli elementi esterni. Il finale, in particolar modo, si trascina senza un'idea precisa. Ma il film è tutto sommato riuscito. Film da festival, non per ampie platee, ma decisamente originale e poco "itagliano". Non è il mio genere, ma è difficile non rimanere toccati dalla Gelso, la protagonista adolescente, e dalla sottile angoscia, talvolta struggente, che attraversa il suo percorso di crescita.
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6,5
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Devo ammettere che ero molto prevenuto: cinema da 'conventicola', coproduzione con la tv Svizzera italiana poi...chissà che noia, che autocompiacimento intimista, quanti silenzi e non detto passati per profondità. Invece mi sono ritrovato davanti a un talento originale, una voce fresca e personalissima. Tutto di prima mano, mai un cliché. Il film resta un po' da 'Svizzera italiana', ma è comunque qualcosa di diverso rispetto al nostro asfittico panorama cinematografico. Consiglio vivamente alla Rohrwacher di stare lontana da Roma.
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7,5
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ha uno stile originale per raccontare "un mondo che sta per finire", quello dei contadini, e lo fa raccontando una parte d'Italia dove le esperienze di quella vita sono condotte in maniera disperata, umana troppo umana. Certo bisogna credere nel cinema per concedere a questa giovane e brava regista il diritto di raccontare qualcosa che sembra surreale ma che invece è realissimo: E poi gli animali e la natura sono i migliori attori, in un cast tutto eccelso. Originale e pacifista, un film al femminile che in Italia è nuovo.
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7,5
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Non è una responsabilità piccola quella di essere l'unica pellicola a rappresentare l'Italia nel concorso del più importante festival del mondo, soprattutto quando si tratta di un'opera seconda. La Rohrwacher conferma con questa nuova fatica le doti registiche che aveva evidenziato nel bell'esordio, e sforna un film poco italiano nello stile e nei ritmi. Il lato più discutibile è rappresentato dalla sceneggiatura, a mio parere un po' irrisolta e troppo oscillante: si fatica a trovare un centro e un'anima a questo film, e si soffre a tratti per l'assenza di ritmo e soprattutto per la scelta folle di non sottotitolare le numerose battute in tedesco e in francese.
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