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Il gesto sconsiderato del nipote Leo richiama in Calabria i suoi zii, intenzionati a difendere a ogni costo l'onore della famiglia. |
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Nella vita puoi sceglierti gli amici ma non puoi sceglierti i parenti. Munzi declina il mafia movie in chiave tragica, raccontando una storia di “fratelli”. Guardando all’esempio del film di Ferrara, il regista mette in scena in chiave antropologica una Calabria arcaica, dove la moralità va in letargo e la corruzione incupisce le anime. La mano sicura della regia, la cupa fotografia e il talento degli attori suppliscono ai limiti narrativi della sceneggiatura, a tratti prevedibile. |
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REGIA - IMPEGNO - TENSIONE - SCENOGRAFIA | |
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FOTOGRAFIA | |
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Commenti del pubblico |
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la mafia calabrese e lo sfondo tragico delle vite ingabbiate e senza scopo. violenza, tradimento, inutilità: il tutto narrato con asciutta e disperata lucidità
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7,5
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La Calabria senza il sole, senza bellezza e senza redenzione. Anime nere è un film duro che ci porta per mano verso una tragedia senza catarsi (a nulla serve il disperato gesto del padre, che è anche fratello, che è anche vittima). Lo stesso cielo: grigio, buio, incombe in Calabria come a Milano e segna e descrive le anime nere di una famiglia chiusa, soffocata da odii e rancori. La fotografia è quindi necessaria al racconto che si svolge in un crescendo di eventi scanditi da dialoghi essenziali, dichiarazione di intenti di un popolo che non riesce ad affrancarsi antropologicamente da se stesso. Si esce con l'amaro in bocca.
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7,5
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Il film è bello. Gli attori sono bravi. A me è piaciuto soprattutto Ferracane nel ruolo del fratello "pulito". A mio avviso il sud raccontato da Munzi è davvero un sud che si rifà al pregiudizio settentrionale. Le scene girate in Calabria ci fanno rivivere in un film di Francesco Rosi. Degrado, criminalità, totale assenza di progresso, economico e sociale, e istruzione. Insomma un balzo all'indietro di 60 anni rispetto a Milano. Non sò perchè il regista ha sentito il bisogno di enfatizzare così tanto zone della Calabria che comunque esistono ma sono la minor parte. Inoltre pur credendo che la criminalità organizzata sia partita da quel degrado, credo che purtroppo si sia evoluta anche nelle zone dove il progresso è arrivato e con esso anche la ricchezza delle mafie come è successo per mafia siciliana e camorra. Il film rimane comunque un prodotto cinematograficamente notevole che mi ha tenuto incollato allo schermo.
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7
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Inaspettatamente, un buon film. Senza spettacolarizzazioni di sorta, senza scene clamorose, senza troppi spargimenti di sangue. Visto dall'interno delle "famiglie" coinvolte e dei loro riti ancestrali che continuano a perpetuarsi come una necessità cui non ci si può sottrarre.Bella la fotografia, credibili gli attori.
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In una Calabria raccontata attraverso i suoi rituali arcaici prende corpo il dramma di una famiglia e dei suoi legami di sangue sorretti da violenza e vendette. Il film vorrebbe passare dal particolare all'universale, vorrebbe tracciare le coordinate di un universo nel quale ridisegnare il mito della genia maledetta come nella mitologia classica. Vorrebbe ma non ci riesce del tutto. Sembra ispirarsi al capolavoro di Ferrara "Fratelli" qua e là, con un finale che ne ricalca le dinamiche. Nel complesso si tratta comunque di un'opera dignitosa, che deve aver presentato non poche difficoltà nella fase realizzativa e che ha il merito di gettare una luce su un luogo remoto del nostro paese dove sembrano vigere ancora delle regole antiche, pre-storiche, specchio di impulsi profondissimi e insopprimibili.
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Buono il lavoro del regista nel creare un buon amalgama tra attori e non attori, ma è come se questo intento realistico, pur apprezzabile, finisca per creare una zavorra al film. La sceneggiatura non aiuta e il montaggio poteva senz'altro essere più serrato. Si sente una mancanza di ritmo e di sfumature che alla fine appesantisce il tutto. Ma non mi sento di sconsigliarlo, almeno a chi è interessato all'argomento.
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