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Bree è un transessuale che vive nella periferia di Los Angeles. Fa due lavori e cerca di risparmiare per pagarsi l'ultimo intervento, quello che la renderà definitivamente una donna. Un giorno riceve una telefonata da New York. All'altro capo del filo c'è un giovane delinquente, Toby, alla ricerca del padre mai conosciuto. Bree si rende immediatamente conto di essere la persona che il ragazzo sta cercando, nato da un rapporto occasionale avuto tanti anni prima, quando era un uomo. |
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Grandi distanze. In Transamerica, nonostante il titolo appaia un semplice gioco di parole, è forte il concetto di attraversamento, di superamento di distanze non misurabili.
Il viaggio verso Los Angeles, attraverso l’America più profonda, non è che la metafora superficiale d’un immersione nell’essenza umana.
Stanley-Bree è un uomo, anzi una donna. Ma non solo, Bree è anche un padre, un figlio, una persona con desideri e responsabilità. Se per lei è relativamente facile, una volta venuta a conoscienza dell’esistenza di un figlio, decidere di avvicinarlo, per gli altri personaggi non è altrettanto facile.
Contornato da alcuni luoghi comuni dei viaggi in macchina lungo la direttrice East-West, il film si concentra sulle difficoltà delle persone che circondano Bree, dal rifiuto della madre di accettarla a quello del figlio. Alla fine il percorso di Bree è il meno problematico, la sua distanza da superare è solamente fisica. Il finale è quello che tutti si aspettano, con gli inevitabili riavvicinamenti, conclusione forse giusta per una storia, per l’appunto, che parla di distanze.
Niente di nuovo, in sostanza, ma Transamerica ha il merito di evitare cadute di stile raccontando la storia in maniera leggera ma non frivola, giocando magari con la voce di Bree ma non con la sua fisicità.
Felicity Huffman, nota a milioni di telespettatori, si afferma finalmente anche sul grande schermo con un’interpretazione che le è valsa la candidatura agli Oscar e la conquista del Golden Globe. Nei panni di un uomo travestito da donna, riesce nella doppia metamorfosi al punto da insinuare il dubbio tra attore ed attrice negli spettatori. Una prova superba, facilitata dalla particolarità del ruolo nel quale è riuscita a calarsi alla perfezione.
Senza di lei, ricorderemmo (neanche molto a lungo) soltanto un’insolita, piacevole commedia. Adesso è qualcosa di più. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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Finalmente dopo anni ho visto questo film che tanto scalpore aveva suscitato ben 10 anni fa. Comedia piacevole, Huffmann eccezionale e in piú una tematica che ancora dopo 10 anni crea discussione. Buon film
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grandissima protagonista per questo viaggio all'inerno dell'America e dell'io, davvero sembra un trans, la Huffman, comunque sempre a tono e mai volgare; atmosfera piacevolissima, in leggero calo sul finale, che vede comunque la presenza del lieto fine , l'accettazione da parte dell'adolescente forse soltanto apparentemente smaliziato di realtà piuttosto dure da mandar giù.. comunque gentilmente intrigante, piacevole di conseguenza.
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Visto con amica in cinema vicino casa a San Valentino. In sala solo coppie omosex, forse per una campagna di comunicazione sbagliata.Il film tratta (con grande delicatezza) il difficile tema della transessualità ma tocca temi universali com la difficoltà di definire sè stessi e ridefinire i propri rapporti emotivi dopo grandi cambiamenti. Un po' lento nella parte centrale, ma ironico e con una grandissima Felicity Huffman (nota in Italia solo per essere nel cast di "Desperate Housewives")
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