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Nonostante una certa disparità di toni tra una prima parte realistica che riprende lo schema del classico film "ragazzo col cane" e una seconda parte allucinata e quasi horror, l'apologo di Mondruzco sull'intolleranza dell'Ungheria odierna (e non solo dell'Ungheria, ahimè) verso ogni forma di diversità finisce per colpire lo spettatore grazie ad alcune scene forti e di grande impatto, come la splendida scena finale. La morale? È già nella citazione di apertura: "ogni cosa terribile è solo qualcosa che ha bisogno del nostro amore" (Rilke)
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