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Questo Anomalisa è probabilmente - tra la moltitudine dei cervellotici progetti di Kaufman - quello più immediato e facile da comprendere. E proprio per questo, forse, il migliore. Momenti di grande disagio si ammantano di note romantiche, comico-grottesche e melancoliche lungo lo svolgimento di una trama semplice che la resa in animazione e alcune trovate geniali riescono comunque a rendere piacevolmente originale.
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Un film sulla depressione e sulla solitudine in un universo omologato nel quale tutti hanno la stessa voce e portano una maschera che tende continuamente a sfaldarsi, compreso il protagonista. Che è un esperto di comunicazione nonchè autore di un libro sull’argomento ma che in mezzo alle persone non si sa più comportare. Della gente intorno a sé percepisce solo la convenzionalità dei linguaggi e dei gesti sempre uguali. In preda alle sue ossessioni incontra Lisa, una donna con una voce vera, bellissima e vibrante ma anomala nel contesto e di lì il nome. Si verifica il miracolo della vita e della rinascita delle emozioni che però non dura, presto tornano a farsi strada gli incubi. Aldilà della storia però la novità del film è nella sperimentazione tecnica e nel mettere a segno idee e forme non sempre riuscite ma originali.
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7,5
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Poetico e satirico, struggente e amarissimo, l'ultimo film di Kaufman è l'ennesimo gioiello di una grande carriera. Probabilmente non è il suo film più equilibrato, è vero che all'inizio la storia stenta a decollare, si può riconoscere che non tutti i momenti del film sono ugualmente a fuoco, ma sfido chiunque a rimanere indifferente alla scena di Lisa che canta nella camera d'albergo. Quella basta a ripagare del prezzo del biglietto. Ci vorrebbero più registi con le idee, il coraggio, la fantasia, la voglia di sperimentare di Kaufman...
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(...) necessaria la visione in lingua originale.
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Ero tanto curioso di capire dove il genio di Kaufman sarebbe andato a seminare, o eventualmente a spiaggiarsi. ‘Anomalisa’ non delude, ma entusiasma con moderatezza. Un dramma in stop-motion, volutamente grezzo, che è d’animazione solo per scelta, e che in fondo si rivolge alle coscienze mature, calcando la mano – mediante una sceneggiatura assai minimale, forse fin troppo – sui temi universali di solitudine e amore: all’hotel “Fregoli”, dal nome non scelto a caso, si tenta di scuotere lo squallore e la noia della vita (moderna) di tutti i giorni, illudendosi che una voce possa essere diversa e migliore delle altre (qui il vero tocco di genio, nel gioco dei timbri maschili/femminili). Divertente in larghe parti, con punte di amarezza, e coinvolgente quando la Leigh canta. In sala sono scattati timidi applausi, alla fine, però forse esagerati: ‘Anomalisa’ rimane un film godibilissimo, origina riflessioni ma non si può parlare di capolavoro. [necessaria l |
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