Da qualche parte nella squassata Europa di fine millennio.
Anton è disoccupato, Leni lavora come stiratrice in una lavanderia: immersi nel buio della notte, tenteranno di ribellarsi alla solitudine che li affligge, incrociando la propria esistenza con quella di altri esseri umani.
"Abendland" è un lungo viaggio dentro una metropoli che si racchiude fino al crepuscolo in solitudine, angoscia, desolazione.
Girato con metodiche inquadrature e ambientato in una città di oggi che sembra sopravvissuta a una catastrofe, il film dipinge un universo desolato, abbandonato dalla speranza, in cui ci si trascina senza meta, per forza d'inerzia.
Purtroppo, l'idea di riprendere tutti i primi piani e i dettagli con immagini sgranate, fa rimpiangere i classici piani di sequenza a cui il regista ha preferito un diverso linguaggio filmico.
Un'opera che, nonostante qualche “indecisione”, riesce ad esprimere un forte odio che emerge anche dalla quasi totale assenza di dialoghi. Solo il rigore della regia conferisce allo sguardo una forza che supera la disperazione.
Una storia di ordinaria sopravvivenza, un'opera dura, oscura, disperata; una pellicola che cerca di emergere dalla metropoli crepuscolare che Keleman cerca di mostrare come artefice di quello che siamo, di quello che potremmo divenire...
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