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Recensione: La ville est tranquille

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La ville est tranquille
titolo originale La ville est tranquille
nazione Francia
anno 2001
regia Robert Guédiguian
genere Drammatico
durata 154 min.
distribuzione Cinecittà Luce
cast A. Ascaride (Michèle) • G. Meylan (Gerard) • J. Darroussin (Paul)
sceneggiatura R. GuédiguianJ. Milesi
musiche J. Menichetti
fotografia B. Cavalié
montaggio B. Sasia
media voti redazione
La ville est tranquille Trama del film
Marsiglia. Michèle lavora in uno stabilimento che vende il pesce ai dettaglianti. Il lavoro è stancante, ma il ritorno a casa non è migliore perché la donna deve lottare per far uscire sua figlia dal tunnel della droga. Paul ha tradito i suoi compagni di lavoro, faceva lo scaricatore al porto, per diventare tassista. Abderramane uscito trasformato di prigione cerca di aiutare i suoi fratelli. Viviane non sopporta più suo marito e le sue idee di sinistra. Sarkis ha un sogno: avere un pianoforte a coda.
Recensione “La ville est tranquille”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
Non un’unica storia, ma mille frammenti di vita quotidiana, in una città, Marsiglia, illuminata dal sole e dalle infinite varietà del blu del mare. Gli scorci suggestivi delle vie dinanzi al porto, rappresentano un violento contrasto con la periferia degradata ripresa come sfondo, come paesaggio immobile in cui si rappresenta la tragica commedia della vita.
Il mercato buio e soffocante nelle luci di un mattino perennemente uguale a mille altri, il freddo che ti prende le mani e il cuore mentre tra la noia e la fatica ti accingi a maneggiare l’ennesimo carico di morte e solitudine: questa è l’inquadratura iniziale, questa è la realtà di Michèle, questo è il senso profondo di una città che non ti concede tranquillità, ma che ti lascia affogare lentamente nella disperazione.
Sono squarci fugaci, scene rubate di una città invisibile, che risplende nella luce accecante del tramonto e poi si richiude sui commedianti di una compagnia dei miserabili: Michèle, una donna privata dei suoi affetti, che si aggrappa alla vita e al sogno di una favola dell’infanzia che rivive nella nipote, Ameline, una bimba di pochi mesi, unica nota positiva, forse perché ancora ignara…una donna che lotta per la salvare la figlia dall’incubo della droga, che si dibatte nella rete di un matrimonio fallito. Viviane, una musicista che trova pace e serenità lavorando con i disabili e s’innamora di Abderamane, un immigrato che, uscito di prigione, cerca di cambiare le idee fondamentaliste dei suoi compagni di strada e viene ucciso da un gruppo di disoccupati di estrema-destra; Paul, un uomo debole che cerca un riscatto nel suo lavoro di tassista, che non riesce a vivere l’amore in modo maturo e si accontenta di sognare frequentando le prostitute. Gerard, un uomo misterioso, che di fronte alla scoperta improvvisa e violenta dell’impossibilità di vivere si toglie la vita.
Un film riflessivo e nello stesso tempo molto emotivo, molto forte, uno studio della natura umana, che non ricerca mediazioni e si svela lentamente nella sua crudezza, in un pessimismo che non lascia trapelare vie di fuga.
Guediguian con questo film non lascia spazio ai sentimentalismi, ma realizza un’opera difficile da dimenticare, soprattutto per il forte apporto emotivo, per le immagini che seguono un tempo e uno spazio propri, per la difficoltà di accettare una realtà che non vorremmo nostra.
Non c'è, in questo film, possibilità di articolare il pensiero, di elaborare dubbi, perchè la conclusione del racconto, di tutte le storie che s'intrecciano, è fissata ad una rigida visione del mondo.
La sfiducia, probabilmente definitiva, nel genere umano, nella sua intima forza di reazione alle condizioni brutali della sopravvivenza e all'insensatezza dell'esistenza in mancanza di una qualsiasi fede.
Al contrario di certe analisi sociali-politiche più "distaccate", come quelle di Ken Loach o Cantet, sembra che il cinema di Guediguian sia sempre più dipendente da un particolare umore, da un sentimento affranto della vita umana che si traduce in immagini pose, primi piani che esaltano l'espressione di dolore sui volti dei personaggi, apparendo congiunte ad uno sguardo di remissiva commiserazione di un mondo cinico e indifferente.
Malgrado tutto ciò, il film riesce a rifiutare ogni illusione consolatoria, ma senza invitare mai alla disperazione.
Presentato nella selezione ufficiale della 57ma mostra di Venezia.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Oro (247 Commenti, 80% gradimento) giampaolosy Medaglia d'Oro 25 Novembre 2015 ore 16:05
1
voto al film:   8

Basterebbe vedere un film come questo per capire meglio qual è il carburante che alimenta l'incendio dei conflitti di oggi, e di ieri, basterebbe, forse, dedicare due ore del proprio tempo per conoscere le devastanti conseguenze della crisi di un sistema economico per ragionare un po' più con la testa e meno con lo stomaco. Ma in fondo questo è solo un film...e noi "siamo un gregge di pecore". Guediguian à la Loach, meno politico e molto molto più amaro, se possibile, inscena in due ore la tragedia umana sotto il cielo di una Marsiglia per nulla tranquilla. Con efferato cinismo come solo la realtà può essere descrive la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova era piena di dubbi, incertezze e...drammi. Cast impeccabile.
Utente di Base (40 Commenti, 27% gradimento) andrea_cavax 19 Novembre 2011 ore 19:23
voto al film:   6,5

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