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Recensione: Whisky

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Whisky
titolo originale Whisky
nazione Argentina / Uruguay / Germania / Spagna
anno 2004
regia Juan Pablo RebellaPablo Stoll
genere Drammatico
durata 99 min.
distribuzione Kitchen Film
cast M. Pascual (Marta Acuña) • A. Pazos (Jacobo Koller) • J. Bolani (Herman Koller) • A. Katz (Graciela) • D. Hendler (Martin)
sceneggiatura G. DelgadoJ. RebellaP. Stoll
musiche Pequeña Orquestra Reincid
fotografia B. Alvarez
montaggio F. Epstein
uscita nelle sale 26 Maggio 2006
media voti redazione
Whisky Trama del film
Dopo la morte della madre, che aveva accudito sino alla sua morte, Jacobo Köller, un sessantenne di Montevideo, vive da solo e dirige una piccola fabbrica di calze sull'orlo del fallimento. Marta, é il suo braccio destro, la segretaria più stimata, ma nonostante i due non possano fare a meno l'uno dell'altro, il rapporto tra loro é puramente lavorativo, sino a quando un evento, non spezza la routine...
Recensione “Whisky”
a cura di Riccardo Rizzo  (voto: 7,5)
Come un whisky che ruvido scende per la gola, lasciandoti un sapore forte e soffocante. Scorre lento il film di Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll, tutto si muove, ha vita, ma in fondo è fermo, già morto. Una telecamera sempre fissa, come ubriaca e dallo sguardo immobile, che guarda il vuoto, ci racconta della vita di Jacobo e Marta, delle loro azioni che si ripetono all’infinito, come i meccanismi di un rumoroso telaio della fabbrica di calzini nella quale lavorano entrambi da anni. Anche i calzini sembrano descrivere, con i loro colori scuri e le trame a quadri quasi fossero prigioni, il vivere stanco e sempre uguale dei protagonisti che sembrano non rivelare alcun sentimento, alcuna emozione. Non c’è alcuna intenzione di esplorare l’anima dei personaggi o i loro pensieri, al contrario. Si guarda il film come anestetizzati dall’alcol che passo passo ci entra nelle vene, e allora cerchiamo di afferrare ogni minimo dettaglio, tra un silenzio e una bugia, tra uno sguardo e una frase non detta, o in quella ripetuta ogni giorno da Marta "a domani, se dio vuole". Una frase dolce e sommessa, ma anche triste, di chi non è capace di amare la Vita, anche se proprio della Vita ha bisogno. C’è tanta solitudine in questo film, sembra mancare anche la speranza, come chi dopo una sbornia altro non vuole che mettersi a dormire. Poi succede qualcosa di inaspettato a rompere gli equilibri, ma in fondo poco cambia: rimaniamo con i nostri interrogativi. Del resto tutta la storia è improntata sul non detto, non visto, e altro non ci rimane che fantasticare sul destino dei tre protagonisti che sembrano già sapere cosa gli riservi il copione.
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