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In un piccolo monastero coreano, posto su un laghetto circondato dalle montagne, un bambino apprende dal suo vecchio maestro la dottrina buddhista. Dopo qualche anno, l'allievo sperimenta l'amore e fugge dal tempio. Ma la vita al di fuori del monastero per lui si rivela un inferno quindi decide di tornare indietro e seguire il suo percorso spirituale... |
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L’esistenza individuale è un enigma irrisolvibile contraddistinto da fenomeni contrastanti, desideri e repressioni, emozioni e frustrazioni, e molto banalmente, gioie e dolori.
Il cinema, ovviamente, strumento narrativo che unisce aspetti visivi a contenuti poetici, ha da sempre cercato di rappresentare la vita in tutta la sua labirintica articolazione.
Uno dei lungometraggi che riesce con maggiore precisione e delicatezza a organizzare in forma filmica queste tematiche è senza dubbio "Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera", del regista coreano Kim Ki-duk.
Il cineasta abbandona i riti sessuali sadomasochistici de "L’isola" e i cattivi ragazzi di "Bad Guy" per dedicasi al romanzo di formazione di un giovane monaco in un monastero galleggiante al centro di un’isola.
Lo spettatore è splendidamente collocato in uno spazio di sospensione, fornito di un punto di vista onnipotente dal quale lo sguardo può dirigersi sempre verso il cuore dei sentimenti prevalenti. Si impara la vita guardandola in silenzio, nel suo incantevole succedersi di stagioni e di colori. La si impara toccandola e odorandola, nelle occupazioni quotidiane, nei gesti operosi e semplici, nella luce da assaporare e da assecondare.
È una vita lontana da tutto, che fluisce piena di se stessa e non chiede altro, non conosce altro, non ha bisogno d’altro.
Ma un giorno la porta del lago incantato si apre e quel mondo distante entra subdolamente a tentarla e sconvolgerla. Vi entra col desiderio incarnato da una giovane bisognosa di cure, e diventa passione irrefrenabile per il piccolo monaco inesperto.
Diventa amore e l’unica scelta che l’amore può fare: seguire se stesso, lasciando tutto alle spalle, il maestro e il suo placido insegnamento, fino alla fine, fino a quando l’amore è tradito e il dolore è uno sconosciuto che conduce alla rovina e, quindi, alla rinascita.
Altre energie e significati si aggiungono a quelle più evidenti di una saggezza acquisita nell'incontro con le leggi dell'ordine naturale; la scoperta della sessualità dipinta con l'evidenza di un ardore inaspettato, la crudeltà. Dal torrente che amplifica il piacere dei giovani amanti, a quel lago sul quale il tempio galleggiante rincorre l'orizzonte come l'ago di una bussola, alla pioggia che purifica e guarisce, alla superficie ghiacciata sotto la quale colpevolezza e violenza riconducono inesorabilmente all'Essere.
Ma è nel rito naturale del disgelo che, contro ogni apparenza, la natura si riappropria delle proprie leggi, cosi più forti di quelle degli uomini, e restituisce nuove e sempre identiche situazioni, in un ciclo nel quale gli individui eternamente si consolano e rigenerano.
Premio della giuria al 56mo Festival di Locarno.
Premio del pubblico al Festival di San Sebastian. |
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Eccoci immersi nel remoto contesto di un monastero orientale, nell'atmosfera sospesa di monti incantati e dolci acque, dimora di un monaco buddista.In questo luogo di difficile accesso regna l'armonia, espressa nella ritualità dei piccoli gesti quotidiani la cui compostezza risiede nell'essere al di fuori dalla vita reale.In un'alternanza di stagioni rese nei colori più intensi e vibranti di sottili sfumature dalla magistrale fotografia il monaco insegna al discepolo il significato dell'esistenza con le nozioni di colpa e espiazione usando una simbologia per noi occidentali non sempre comprensibile (gli animali, le porte..)La pace viene infranta dall'irrompere delle passioni per il giovane, passioni rovinose.Che la filosofia buddista saprà ricomporre dopo il ritorno al monastero.Struggente lo svolgersi delle stazioni naturali come metafora della vita umana insieme al concetto del ciclo della vita che ritorna.Peccato averlo visto in DVD.Al cinema sarebbe stato meglio!
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Lento, silenzioso. Suggestivo come un tramonto di agosto, con le cicale a fare compagnia.
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News sul film “Primavera, Estate, Autunno, Inverno...e ancora Primavera” |
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Otto film per raccontare il Buddhismo a Modena (22 Gennaio 2015)
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