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Boog, grizzly domestico non attrezzato per la sopravvivenza, incontra Elliot, magrissimo cervo mulo che parla molto in fretta, e la sua vita viene sconvolta. Convinto da Elliot a lasciare il suo comodo rifugio nella rimessa di un guardaparco per esplorare il mondo esterno, ben presto si ritrova in una spirale di eventi che non riesce a controllare. Immersi nella foresta a soli tre giorni dall’apertura della caccia e costretti ad ambientarsi alla svelta, Boog e Elliot si associano con le altre creature selvatiche per uscirne sani e salvi... |
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Ci sono molti difetti e pochi pregi in questo “Boog e Elliot”, che segna l’ingresso della Sony Pictures Animation Studios nel mondo dei film d’animazione digitale. La prima carenza riguarda senza ombra di dubbio il campo dell’originalità: gli espliciti riferimenti contenutistici e formali a “La gang del bosco”, “Madagascar” e “Shrek” sembrano più che dei semplici richiami. Un altro punto debole può essere riconosciuto nell’eccessiva linearità e semplicità del soggetto: il rischio è che, con buona probabilità, si possano scontentare gli adulti e annoiare i sempre più esigenti bambini.
Si parte da una situazione classica: Boog è un grizzly, più uomo che orso, coccolato ed egoisticamente accudito dalla ranger Beth. Il fortuito incontro con il logorroico Elliot, piccolo cervo selvaggio al quale salva la vita, risveglia nel pacioso Boog sensazioni e sentimenti ormai sopiti. All’interno di una vera e propria fiaba d’azione vengono, così, affrontati gli ‘imprescindibili’ temi del valore dell’amicizia – vista in chiave di scambio, stimolo ai cambiamenti e unione che ha la meglio sulle difficoltà – della riscoperta delle proprie origini e della propria ‘natura’, della solidarietà e della ricerca del proprio posto nel mondo. Il tutto è ovviamente condito da innumerevoli sketch animaleschi che si prendono gioco dei molteplici animaletti del bosco come scoiattoli, papere, conigli e castori. Tutti molto buffi, ma forse un po' ‘vecchi’ e sembrano non bastare più.
Di positivo, invece, c’è sicuramente il doppiaggio, fortunatamente affidato a personaggi di livello, tra i quali va sicuramente annoverato il sempre adeguato Pino Insegno nella parte di Boog e Francesco Pezzulli in quella di Elliot.
Qual è, in conclusione, il senso di questo impersonale “Boog e Elliot a caccia di amici”? Ce lo spiega, forse, il creatore degli effetti visivi Michael Kurinsky: “Ogni animale ha un suo proprio manto, la ruvidezza e la foltezza del pelo di castoro è diversa dalla soffice pelliccia dello scoiattolo e, inoltre, il pelo degli animali ha riflessi diversi da quelli dei capelli umani di Beth.”. |
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