Nella fredda primavera finlandese si riscaldano anche con un bicchiere di liquore, ma Koistinen ha in sé delle fiamme molto più vive. La determinazione a migliorare la sua condizione materiale, che, non ci manca di ripetere, è tale solo “per il momento”. L’interesse per gli altri, l’amore per una donna. Fino a che punto questi sentimenti possono essere violentati? Difficile dirlo, forse addirittura fino a far crollare, scomparire chi li porta in cuore. O forse no… Kaurismaki per lunga parte del film ci testimonia di un mondo duro, allucinante, quasi kafkiano. La luce si vede a tratti brevissimi, subito inghiottita dal buio delle notti passate da solo, a sorvegliare un magazzino vuoto o a bere in un angolo di un bar, annichilita dalle nere uniformi dei colleghi, dei funzionari di banca, degli orrendi uomini della malavita. Le umiliazioni che il protagonista è costretto a sperimentare si accumulano e danno quasi le vertigini, diventano quasi insostenibili per lo spettatore. Gli sono sodali nel suo cammino di infelicità figure emblematiche: una donna, il ragazzo nero, il cane lasciato legato per la strada, senz’acqua. Koistinen decide follemente di non opporre difese alla sofferenza, va incontro alla reclusione, alla violenza fisica, resta in fin di vita; e solo a quel punto decidere di stringere la mano che gli presta soccorso e amore.
Con una visione aperta alla speranza Kaurismaki chiude questo film, bellissimo. Per molti versi un film intimista, abile nel cogliere i più minuti e significativi momenti della vita solitaria del protagonista (la giacca stirata, la cena povera con pane e formaggio nel dormitorio): alcuni fotogrammi sono delle semplici e splendide nature morte. Ma, al di là delle classificazioni di genere, si tratta di un’opera pienamente artistica. Le immagini sono tutte intelligenti, evocative, spesso commoventi. Il primo piano di Mirja che si aggiusta il trucco dopo aver lasciato Koistinen, e che riesce a suggerire così chiaramente l’artificiosità dei suoi sentimenti in un solo gesto, è geniale, ma non è l’unico. Koistinen, dopo il primo allontanamento di Mirja, si immerge nello sconforto, e il regista ce lo mostra mentre si addormenta steso sul divano senza nemmeno togliersi di bocca la sigaretta che stava fumando. Quando nel carcere ritrova un momento di felicità nell’amicizia con i compagni di cella, lo vediamo sorridere illuminato dal primo sole della nuova stagione.
La ricchezza dell’immaginario visivo, nutrito di queste e altre innumerevoli e brillanti idee, la bravura dei protagonisti, la sapienza e l’ironia dei dialoghi ci rendono contenti del fatto che ci siano registi come Aki Kaurismaki a tenere alto il livello del cinema degli ultimi anni. |