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Holly, una ragazzina inquieta, trova in Kit, giovane spiantato e manesco, quell'affetto che le manca in famiglia. Quando il padre di Holly (la madre è morta) si oppone alla loro relazione in modo piuttosto energico, Kit lo uccide. I due giovani poi fuggono insieme nel tentativo di espatriare. Alle loro spalle intanto la scia di cadaveri si allunga... |
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Esordio alla regia per Terrence Malick, le cui lunghe pause contribuiranno, col tempo, ad amplificare la portata delle sue poche opere, vissute ormai come evento prima che come film.
Per questa prima regia sceglie un soggetto insolito (poi ripreso da Oliver Stone in Natural Born Killers, attraverso una trasposizione di Quentin Tarantino), dove protagonisti sono tanto i due ragazzi, quanto la società nella quale agiscono, non ultimi i sentimenti: loro, del regista, dello spettatore, messo di fronte ad una escalation di follia immotivata.
Kit, uno spazzino di 25 anni, e Holly, una ragazzina di 15, stanno insieme; non si amano, ma trovano il modo di rendere meno grigia la loro esistenza in un triste paesino del sud Dakota.
Il padre di lei non accetta questa relazione e quando i due decidono di partire prova a fermarli.
Kit lo uccide e i due partono.
Sono soli, senza meta, selvaggi in una terra sconfinata e desertica, nel contorno di un America primitiva e cupa. Chiunque provi a prenderli viene ucciso senza pietà, senza sentimento né pensiero, con uno spirito di sopravvivenza più bestiale che umano.
Al tempo stesso fanno quasi tenerezza nel loro vagabondare svuotato di qualsiasi senso e si sorride nel vederli giocare come bambini o ballare timidamente una musica romantica.
Quando Holly alla fine decide di lasciar Kit solo al suo destino, la polizia li arresta; le loro vite non si incroceranno mai più, fine.
Un film gelido e perso dentro se stesso, un diario di bordo tra splendide fotografie e scene di tranquilla violenza. |
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L'esordio di Malick (come a quanto pare, molti suoi film) lascia interdetti. Penso sia gusto puramente soggettivo quello che mi fa dire che ho apprezzato questo film, poiché si, di difetti se ne possono trovare, ma vederlo è stato un po come entrare in una dimensione surreale: quella dei protagonisti e delle loro azioni al limite dell'assurdo e della follia. Ho trovato Kit un personaggio ben fatto nei suoi conflitti e nella sua voglia di libertà, enigmatico, folle ed unico e il fatto che finisca sempre per lasciarsi correre tutto addosso, lo rende ancora più interessante. Anche Holly, l'ingenua quindicenne ha una personalità abilmente tratteggiata. Potrei rimproverare qualche azzardo nella sceneggiatura ma alla fine mi sono arreso all'unicità di quello che stavo vedendo.
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La rabbia giovane è di difficile giudizio. Forse il suo merito più importante è essere stato l'esordio di un grandissimo regista, in cui si possono rintracciare tematiche e stile sviluppati poi meglio nelle opere successive. Concordo con la definizione di film gelido della recensione, ma il contrasto tra l'apatia e insensatezza dei ragazzi protagonisti nel susseguirsi dei delitti e le splendide fotografie della natura in cui sono immersi ne fanno comunque un film apprezzabile.
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News sul film “La rabbia giovane” |
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A Milano rassegna su Terrence Malick (16 Gennaio 2009)
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