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Recensione: Tutto o niente

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Tutto o niente
titolo originale All or Nothing
nazione Gran Bretagna
anno 2002
regia Mike Leigh
genere Drammatico
durata 127 min.
distribuzione Lucky Red Distribuzione
cast T. Spall (Phil) • L. Manville (Penny) • A. Garland (Rachel) • J. Corden (Rory) • S. Hawkins (Samantha)
sceneggiatura M. Leigh
musiche A. Dickson
fotografia D. Pope
montaggio L. Walker
media voti redazione
Tutto o niente Trama del film
Londra, un quartiere popolare. L'amore di Penny per il suo compagno, il tassista Phil, si è ormai spento. La donna lavora come cassiera in un supermercato, la figlia Rachel fa le pulizie in una casa di riposo mentre il figlio Rory è disoccupato. Sarà un'improvvisa tragedia a riunire nuovamente Penny e Phil.
Recensione “Tutto o niente”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
Mike Leigh ritorna sulle orme di “Segreti e bugie”, ma con maggiore maturità e desiderio di mettersi in gioco, raccontando un melodramma proletario, una storia del tutto sentimentale che scaturisce dal profondo. Una storia dove non c'è posto per l'ironia.
“Tutto o niente” ritrae esistenze che sembrano non poter avere un domani in grado di sciogliere le contraddizioni dell’oggi.
Il dato più evidente, allora, è l’assolutezza dei sentimenti, delle sensazioni che tengono queste esistenze vicine ad un dolore che è un dolore quasi assoluto, perché non conosce un domani che possa rappresentare un momento di svolta, un orizzonte nuovo, dove vedere le cose secondo una prospettiva inedita.
Per Leigh, in altre parole, non c’è ieri, non c’è domani che possa salvare i propri personaggi, costretti a pretendere dalle loro vite "tutto o niente", a guardare al mondo che li circonda come l’unico dei mondi possibili.
E questo dà ai protagonisti una statura tragica particolare, li rende prigionieri di una sensibilità "sopra le righe", esasperata, sensibile ai minimi segnali di allarme che li rende più vicini, più vicini alle possibili domande che ci possiamo porre su di loro, ai perché che intendono sollevare.
Raramente capita di trovarsi di fronte a personaggi così vicini ad una sensibilità che è quella di chi vive e non ha un universo di convenzioni, una retorica alla quale poter fare riferimento per poter spiegare il suo agire.
Se guardiamo il dramma di questa famiglia, la scommessa filmica del regista è di farci percepire, attraverso le riflessioni del protagonista, che se ci soffermiamo solo sulla nostra povertà e sugli ostacoli siamo davvero niente, ma, se invece amiamo e siamo amati, siamo vicini e complici di vita, possiamo essere la cosa più grande e completa del mondo.
E’ una sana riflessione sull’essenzialità della nostra esistenza, che prima di tutto deve essere fatta di sentimenti e autenticità, valori e coraggio.
Bisogna avere proprio il coraggio di reagire, e "Tutto o niente" può essere visto sia come un film sull’importanza dei sentimenti veri e complessi, che una pellicola sulla dura e schiacciante realtà dei nostri giorni.
Presentato in concorso al 55° Festival di Cannes.
Presentato al Festival di Taormina 2002.
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