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La cognizione del mondo di Bubby si ferma alle pareti delle due stanze dello scantinato, dove sua madre lo ha confinato sin dalla nascita. Non ha il senso dell'esistenza di altri che di se stesso e di sua madre. "Mamma" lo accudisce, ora nutrendolo, ora picchiandolo, talvolta usandolo per fare del sesso a seconda del suo umore. Ma poi "papà" torna a casa. Improvvisamente il mondo diviene un luogo più complicato del previsto. Le teorie sull'esistenza e il comportamento vengono sconvolte in una selvaggia rivoluzione che porta Bubby a vedere "fuori" per la prima volta. Così ha inizio per Bubby un viaggio di scoperta. Privo di propri principi morali, senza la capacità di giudicare, Bubby entra in un mondo di caos e musica, di degrado e delizie, di gente buona, di gente cattiva, di sesso. Bubby può portare a termine con successo una rapina contando soltanto su un gatto morto, ma finisce in prigione per aver parlato con qualcuno in un ristorante. |
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Tremenda matriarca tiene chiuso in casa per trentacinque anni il figlio Bubby, tenero idiota, facendone un succubo in tutti i sensi. Eliminata la madre, insieme col padre ritornato dopo un'assenza trentennale, Bubby esce nel mondo e diventa cantante di rock e amoroso assistente di bimbi spastici.
Grottesco, scioccante al limite del blasfemo, "Bad Boy Bubby" è il ritratto del mondo colto nella sua cupa follia. De Heer gira con 'faccia tosta' e originalità la sua metafora della ribellione contro i padri, e il suo interprete Hope rivela risorse che tirano l'applauso.
Scarno, antiestetico, crudo e struggente, il cineasta olandese svolge all'insegna di un feroce sarcasmo, un discorso "positivo" sul tempo sporco della Storia.
Gran premio speciale alla Mostra di Venezia 1993. |
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