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Dopo che suo fratello Federigo gli ha usurpato il trono, il Duca, con l'aiuto di alcuni servi fedeli, è costretto a riparare nella foresta di Arden per scampare alla morte. Anche sua figlia Rosalinda, innamorata dell'orfano Orlando, vessato dal fratello Oliviero, è costretta a fuggire dalla corte e, insieme alla cugina Celia e al giullare di corte Paragone, si nasconde anche lei nella foresta prendendo le sembianze maschili di Ganimede... |
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Arrivato ormai al quarto adattamento per il grande schermo del teatro di Shakespeare, il cinema di Kenneth Branagh non è più una sorpresa per il pubblico; e “As you like it” riconferma sostanzialmente inalterato uno stile e un approccio alla macchina da presa già ben delineati fin dal suo Enrico V del 1989. Il testo è quello originale, riprodotto con fedeltà filologica (d’altronde si tratta di un testo difficilmente migliorabile), e interpretato altrettanto “istituzionalmente” privilegiando una recitazione teatrale ed enfatica. L’ambientazione invece (anche in questo caso non una novità) è l’elemento creativamente innovativo, spazialmente e temporalmente lontanissima dall’originale del 1600: nell’occasione, le comunità di nobili coloni occidentali nel Giappone di fine Ottocento.
Il risultato è come sempre dotato di certo fascino: Branagh è facilitato da una “sceneggiatura” inarrivabile ed ha buon gioco nel portare i piccoli ritocchi necessari al testo della commedia per farla entrare nelle due ore della pellicola, mantenendo la freschezza e i passaggi più poetici dei versi di Shakespeare e allo stesso tempo dando ad essi un di più di dinamicità necessaria per renderlo congruente con il diverso strumento di rappresentazione utilizzato. Gli interpreti sono veramente ottimi, senza eccezioni, mentre i costumi e i bellissimi colori della natura che fa da sfondo alle vicende (dal verde accecante delle fronde degli alberi alle esplosioni altrettanto intense dei mazzetti di fiori viola, rossi e rosa), riprodotta quasi come in un omaggio a un quadro di Monet, assecondano ed esaltano ancor di più il senso di gioia e levità dei versi recitati. Naturalmente si può sollevare qualche dubbio sulla genuinità delle suddette scelte di scenografia e costumi, che possono anche far pensare ad un’adesione all’estetica orientaleggiante di maniera così evidente in tanto del recente cinema hollywoodiano: e del resto si tratta di un limite congenito alle regie di Branagh, dove il rischio è quello di abdicare all’originalità lasciandole solo il ristretto spazio della rifinitura di facciata. Ma in questo caso la capacità accattivante dei personaggi, la fluidità del racconto filmico (aiutata in molti passi anche da una ininterrotta colonna sonora in sottofondo) e la bellezza di molte immagini lasciano allo spettatore sufficiente soddisfazione. |
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Commenti del pubblico |
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