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Recensione: Friend

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Friend
titolo originale Friend
nazione Corea del Sud
anno 2002
regia Kwak Kyung-Taek
genere Drammatico
durata 113 min.
distribuzione n.d.
cast Y. Oh-SungJ. Dong-GunS. Tae-HwaJ. Woon-Taekk. Bo Kyung
sceneggiatura K. Kyung-Taek
musiche C. Man-Shik
fotografia K. Hwang
montaggio P. Gok-Ji
media voti redazione
Friend Trama del film
Pusan 1976. Quattro amici adolescenti, che si frequentano fin da bambini, imparano a conoscere la legge della strada guardando i film con Bruce Lee e vivendo in prima persona la piccola violenza quotidiana. Joon-suk, in particolare, esercita un certo fascino sugli altri tre essendo figlio di un boss della malavita. Autunno 1990. I quattro sono cresciuti. Joon-suk ha deciso di seguire le orme del padre e gestisce traffici di vario genere; Dong-su, invece, si è legato alla gang rivale a quella dell'amico. Sang-taek e Joong-ho assistono impotenti alla guerra che si scatena tra i due ex-amici.
Recensione “Friend”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
"Friend" racconta un’intera società seguendo l'evolversi di un amicizia lungo i decenni, dall'infanzia negli anni ’70 all’età adulta nei ’90.
Quattro giovani inseparabili, nonostante le diverse estrazioni sociali e le distanti esperienze, destinati a re-incontrarsi una volta cresciuti, dopo che la vita ne ha mutato le aspettative.
Due finiscono nella malavita, in bande rivali, il terzo è perso nella "società dello spettacolo", mentre l'ultimo, di ritorno dagli studi statunitensi, è preso in mezzo alla loro lotta, impossibilitato a una scelta.
"Amarcord" vibratile, sguardo poetico colmo di rimpianto, rifugio umorale dove s'intrecciano il furore della giovinezza e il trasporto dei sorrisi e delle lacrime. Storie di giovani, cresciuti fianco a fianco, che si ritrovano a lottare da fronti contrapposti anche se non lo vorrebbero.
C'entra il rispetto, c'entra la forza necessaria a seguire con consapevolezza un destino spietato, qualunque strada scelga per noi; c'entra soprattutto l'amicizia, sogno infranto contro cui dilaga il duro presente.
Così il terreno da "noir" urbano, costruito attorno ai personaggi, diventa il media tramite cui è più semplice scardinare il sentire dello spettatore, catturato dalle maglie di una storia all'apparenza banale, eppure intimamente universale, perchè appartiene ad ognuno di noi; il sangue come metafora di un'accettazione totale per ciò che è irrimediabilmente compromesso.
Il tocco di Kwak è lieve, partecipe, alimentato da una disperazione affettuosa verso i protagonisti, icone tragiche contro le avversità.
La simpatia melanconica di Yoo Oh-seong, la buia asprezza di Jang Dong-gun, la scelleratezza di Jung Woon-taek o la timidezza di Suh Tae-hwa, sono volti destinati a imprimersi nella mente.
Un film senza dubbio diretto, di facile "consumo", ma fornito di un'anima nera di disarmante onestà, con un'ispirazione corale da cinema "totale".
Premiato al London Film Fest, Vancouver e Montreal.
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