Nicolas Philibert, uno dei più grandi documentaristi oggi all'opera in Francia, s’imbarca in questa meravigliosa avventura raccontando la vita quotidiana e "straordinaria" di una classe unica: riuniti attorno ad unico maestro ci sono tutti i bambini dello stesso villaggio, dall’asilo alla quinta elementare.
Philibert segue la vita di questa scolaresca che, guidata dal maestro Georges Lopez, impara realmente a muovere i primi difficili passi della propria vita. Nessun intento pedagogico, nessun trattato sul sistema scolastico, nessuna mira o ambizione "politica" di proporre soluzioni o di offrire alternative; "Essere e Avere" s'impone con forza e sospesa sulla difficoltà di crescere, sulle gioie delle prime conquiste e conoscenze individuali, sul valore dell’amore e dignitoso senso di responsabilità di bambini chiamati a relazionarsi con il proprio passato e futuro. Niente di più semplice, intenso e commovente che vedere le emozioni e le ribellioni dei piccoli, la curiosità e i loro stupori ai primi incontri con il sapere.
Dopo aver interpretato occasionalmente alcuni ruoli in varie pellicole, Philibert nel 1978 passa alla regia con "La voce del padrone", incentrato sul rapporto tra operai e padroni nelle fabbriche. Nel 1990 scrive e dirige "La città Louvre", e nel giro di pochi anni numerosi filma numerosi documentari apprezzati dalla critica; "Il paese dei sordi"(1993) sui non udenti, "Un animale, degli animali" (1996), "La minore delle cose" (1998) girato in una clinica psichiatrica, "Chi lo sa?" (1999), filmando sempre con pudore e sottovoce.
Per girare "Essere e avere", il regista ha visitato più di cento classi prima di fermarsi a Saint-Etienne: "Cercavo una classe luminosa, un'atmosfera speciale, un clima di ascolto e di rispetto. E cercavo un bell'incontro". Commenta così Nicolas Philibert, che è riuscito a costruire un film donando a quest'ultimo il dono dell'equilibrio tra leggerezza del momento, paura del domani e saggezza della vita.
Il maestro Lopez, punto diriferimento della pellicola stessa, è capace di lavorare con la stessa insistenza con la quale un bambino di pochi anni persevera un capriccio, fino a far cedere la "parete" dietro la quale palpita il cuore dei suoi alunni. La pellicola concentra tutta la sua drammaturgia in una sola inquadratura; quel primo piano finale in cui il maestro, dopo aver rivelato ai suoi stessi alunni che sta andando in pensione, finalmente libera sul proprio volto il calore di una lacrima. E' un istante, ed è unico.
Dolcezza, spontaneità e semplicità; "Essere e avere" è un po' come le favole, lascia a ciascuno la possibilità di proiettarvi i propri ricordi.
"Etre et avoir", perché i verbi ausiliari sono alla base della grammatica; però come risponde il regista, "Potete vederci tutte le metafore che volete".
Presentato all'ultima edizione del Festival di Cannes, ha ricevuto il Premio Cannes Junior. |