Bianco e nero. Il lucchetto è lo stesso, la serranda pure. Dante non è poi così diverso da come lo avevamo visto dodici anni prima in quel Clerks - Commessi grirato con due lire, e diventato un cult del cinema americano indipendente e politicamente scorretto. Poi la serranda si alza, e quello che era il famoso mini market QuickStop è ormai solo un cumulo di macerie e fiamme…Terroristi? No, Randall, l’eterno suo amico, ha lasciato la macchinetta del caffè accesa in una notte brava con alcune sue “amichette”, e ora la scena si colora improvvisamente quasi a segnare un brusco stacco dal bianco e nero del primo film, dal quale però riprende stesse dinamiche e situazioni comiche. Si sa, i sequels spesso lasciano l’amaro in bocca o un vago senso di rabbia nei confronti di chi si è approfittato del successo di pubblico ottenuto, deludendolo poi con una seconda parte girata (spesso) solo per meri interessi personali, di fama o di soldi. Visti gli insuccessi di Kevin Smith negli ultimi anni (vedi Jersey girl), il sospetto sembrerebbe legittimo, ma ben presto ci si accorge che ben poco è cambiato: i dialoghi volgari e surreali dei personaggi sono gli stessi per ritmo e intensità; il loro carattere è lo stesso nonostante il passare del tempo; citazioni cinematografiche, battute sarcastiche e alcune situazioni ricordano il primo Clerks. Ma gli anni passano per tutti, e allora adesso ci si trova di fronte a quelle scelte importanti come il lavoro, le amicizie, l’amore e il matrimonio che normalmente passati “i trenta” iniziano a mettere a spalle al muro chi fino a poco tempo prima pensava solo a divertirsi e a inseguire i propri sogni, qualsiasi essi fossero. E’ questo il punto focale della commedia, che sebbene sia tesa ad un puro divertimento, in fondo tratta il tema della maturità in una forma intelligente, intrisa di volgarità (molte gratuite, per la verità), ma intelligente. La trama è di una semplicità disarmante, e ci sono anche elementi che non convincono (come l’inspiegabile indecisione di Dante su chi “scegliere”: la futura moglie o la gestrice del fast food dove lavora, la splendida Rosario Dawson!...), ma poco importa. Con una imprescindibile buona volontà dello spettatore, disposto a stare al gioco, il film diverte; le dissertazioni sulla Bibbia e Anna Frank, sulla trilogia del Signore degli anelli vs. Guerre stellari, sul sesso spinto o sui disabili, sul razzismo o su Dio strappano più di una risata.
Non sarà un film memorabile, tanto meno alla stessa stregua del primo, ma almeno non tradisce le aspettative dei fan di Smith.
Presentato fuori concorso al 59mo Festival di Cannes (2006). |