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Antonio, ricco mercante veneziano, ma con i capitali investiti in navi da carico ancora in viaggio, chiede all'ebreo Shylock un prestito di tremila ducati da dare al nobile Bassanio, affinché quest'ultimo possa corteggiare la ricca Porzia. L'usuraio però, da sempre maltrattato dal mercante, riesce a fargli sottoscrivere una bizzarra clausola: entro tre mesi, qualora la somma non venisse restituita, avrà in cambio una libbra di carne dal corpo del mercante, da tagliarsi vicino al cuore. Alla scadenza, Antonio non può pagare il debito e Shylock pretende il suo pegno. Le parti si riuniscono quindi davanti al Doge, ma proprio quando il destino di Antonio sembra segnato, l'intera vicenda si ritorce contro lo stesso usuraio. |
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Lontano dall’omonima commedia shakespeariana, ‘Il mercante di Venezia’ di Redford ricostruisce l’opera cambiando intenti ed interpretazioni.
Aprendo con un breve prologo sulla condizione semita nei ghetti settecenteschi, ci propone personaggi miseramente umani, cinici e ostinati.
Per molto tempo ‘Il mercante di Venezia’ è stata considerata una commedia noir dove la figura del commerciante ebreo è ridicolizzata e umiliata; forse proprio per questo motivo è l’opera di Shakespeare cinematograficamente meno rappresentata.
Abbandonati definitivamente i toni da commedia, le interpretazioni di Al Pacino e Jeremy Irons sono asciutte e taglienti tanto da rasentare la sgradevolezza; non vedremo perciò Shylock urlare e dimenarsi di fronte alle ingiustizie subite, al contrario sarà la sua rabbiosa determinazione che lo porterà a pronunciare seccamente il celebre monologo “se pungiamo non sanguiniamo forse…” e, a sentenza avvenuta, chiudersi in un lacerante silenzio.
Altro discorso va fatto per i giovani attori che, impegnati nelle loro effimere tattiche amorose, cercano stancamente di sostenere tempi comici immersi in questa ambigua atmosfera decadente; dialoghi di seduzione opachi che ritmicamente risentono dello spessore drammatico scelto dal regista.
E’ importante quindi intendere questa pellicola come una rielaborazione sinceramente tollerante de ‘Il mercante di Venezia’ che, scrollandosi di dosso la commedia e facendo leva sui sentimenti dei protagonisti, si schiera apertamente a favore dell’uguaglianza sociale: non vi sono vinti, ma solo uomini sconfitti dalla negazione del dialogo e della tolleranza.
Splendide le immagini di una Venezia restituita ai suoi antichi splendori settecenteschi.
Del resto Venezia, nonostante rimanga incommensurabile con qualsiasi scelta cinematografica che decida di rappresentarla, concede sempre un tocco della sua magia a qualsiasi pellicola che la scelga come set. |
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News sul film “Il mercante di Venezia” |
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Nastri d'argento: tutti i vincitori ( 7 Febbraio 2006)
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