|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Esma vive con sua figlia Sara nella Sarajevo postbellica. Sara non ha mai conosciuto suo padre ed è convinta che sia un eroe di guerra come il padre di Samir, un suo compagno cui è molto legata. Un giorno Sara torna a casa da scuola e chiede alla mamma se può partecipare ad una gita scolastica. Esma inizia a lavorare in un locale notturno per guadagnare i soldi necessari anche se la scuola ha emesso un'ordinanza per cui i figli degli eroi di guerra possono prendervi parte senza pagare. Quando la bimba scopre di non essere stata inclusa nella lista degli orfani comincia ad insistere per conoscere la verità sulla morte del padre... |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Senza voler (esplicitamente) parlare di guerra, Jasmila Žbanić racconta pochi momenti di una coppia madre-figlia nella Sarajevo di oggi: basta questo per portare lo spettatore in una realtà che assomiglia anche troppo alla sua quotidianità, ma che ha le sue radici nel conflitto.
Dietro questa considerazione non c’è l’individuazione di alcun espediente narrativo, ma la constatazione (non tanto amara, quanto disincantata) dell’esistenza di forme di normalità ‘anormali’ per chi non può ricordare l’Italia prima del boom economico.
Un possibile discorso di convivenza tra etnie in un paese dilaniato proprio da guerre etniche riguarda soltanto la fase di produzione di “Grbavica”, ed eventualmente il passato di uno dei due personaggi protagonisti: nel presente scenico non c’è spazio per questo tipo di discorso, ma solo per un estratto di vita di una ragazzina bosniaca, di sua madre e delle persone che ruotano intorno a loro.
Due cose colpiscono maggiormente lo spettatore di “Grbavica”: il dominio femminile dell’universo rappresentato, con gli uomini in ruoli fortemente negativi o semplici partner – occasionali – delle due protagoniste (curiosa la consonanza con un altro film al femminile, “Das Fraulein” della svizzera di origini slave Andrea Staka, premiato al Festival di Locarno pochi mesi dopo la vittoria di Jasmila Žbanić a Berlino); quanto ad Esma e Sara, la vera protagonista è la madre, anche se il film ruota maggiormente intorno alla figlia. In questa scelta risiede il principale significato del film, l’atteggiamento e i cambiamenti di Esma sulla base delle azioni di Sara, una sorta di azione e reazione nella quale il fattore dominante è costituito dalla ragazzina e l’oggetto analizzato è l’adulto.
Il titolo è un omaggio a Sarajevo (Grbavica ne è un quartiere), simbolo di una nazione che vuole stringersi attorno a qualcosa ma sa che non deve essere la nazione stessa: ljubavi moja, amore mio, la frase con la quale si chiude il film può sembrare retorica, ma dopo una guerra non si può biasimare chi ha voglia di esprimere i propri sentimenti. In questo rapporto intimo tra regista e città non c’è il trasporto di un Woody Allen, ma l’unica vena di disperazione accennata nel film: è un amore catartico, una necessità per andare avanti, dopo un passato doloroso, aggrappandosi a un ideale. |
|
|
Commenti del pubblico |
|
|
|
|
|
News sul film “Il segreto di Esma - Grbavica” |
|
|
|
"Nuovomondo" agli EFA ( 6 Novembre 2006)
|
|
|
Box Office: "Gang del bosco" al top (30 Ottobre 2006)
|
|
|
|
Ultime Schede |
|
|
|
|