Storie, che si intrecciano e si rincorrono nella Buenos Aires d’oggi, segnata, lacerata, testimone dell’ennesima tragedia di un paese martoriato da guerre civili e disastri economici (non casuali). Dal 2001 la cinematografia argentina, sebbene con tagli diversi, porta i segni di questo tragico cambiamento, doloroso spartiacque tra ciò che era e ciò che è e sarà. Lerman rifugge dalla descrizione della realtà in chiave documentaristica, tanto meno cerca di proporre morali o vie di uscita: semplicemente racconta lo scorrere del tempo che scorre, nel quale si incastrano i destini dei personaggi, sempre sospesi tra incertezza e paura, tristezza e malinconia. Non c’è disperazione, non c’è rassegnazione, eppure una amarezza latente sembra non abbandonare mai la narrazione di questa commedia tenera e triste al tempo stesso. Protagonisti sono una coppia che non riesce ad avere un figlio, una mamma che non sa se seguire il suo uomo (con il quale vive un rapporto difficile) in Spagna, un fabbricante di posaceneri che si innamora della donna delle pulizie. Gente comune, ognuna alle prese con delle decisioni difficili e da affrontare in poco tempo, perché la povertà e un futuro incerto incombono dietro l’angolo, suggerendo la necessità di affrontare la vita di petto, coraggiosamente.
Presentato alla terza edizione delle giornate degli autori di Venezia 2006. |