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Maria Antonietta, la figlia della regina d'Austria viene promessa in sposa appena quattordicenne a Luigi XVI, il futuro re di Francia. La giovane si trasferisce a Versailles, ma non riuscirà mai ad entrare in sintonia col popolo francese che in primis, non le perdona il fatto di essere straniera, così allo scoppio della Rivoluzione la frattura sarà insanabile... |
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Terza regia per la figlia d’arte Sofia Coppola: ormai autonoma dal padre Francis, Sofia porta sullo schermo Maria Antonietta d’Asburgo, regina di Francia dal 1774 alla Rivoluzione. Ma quella rappresentata non è la regina, bensì la ragazza, sposa quattordicenne dell’altrettanto giovane delfino di Francia, sulle cui spalle sono stati caricati i delicati rapporti tra due stati.
Dal viaggio d’andata alla fuga dalla reggia assediata, l’esperienza francese di Maria Antonietta è raccontata con una monotonia tale che non può che significare l’assurdità della vita alla corte di Versailles, col protocollo a farla da padrone e l’impossibilità di distinguere tedio e svago, unici moti possibili in un animo costantemente sotto osservazione.
In un racconto pericolosamente ripetitivo (è pur sempre un ritratto, non un documentario), l’unica scena ricca di pathos vede Maria Antonietta aprire la finestra, prima di inchinarsi alla folla: la monarchia che cede al popolo, non è il massimo pensare che sia questa la scena clou, visto che il soggetto del film è la regina e non la rivoluzione. D’altro canto, proprio questa scena testimonia la visione implicitamente avversa che ha Sofia Coppola, americana, nei confronti di una forma di governo che non le è propria e che non riesce a comprendere, e a rappresentare, se non nei suoi stereotipi.
Il popolo, che compare nel film a 20 minuti dalla fine come agente di disturbo della serena vita di corte, non dovrebbe essere un dettaglio per una regina, nonostante la sua ottusità politica: è ai limiti del falso storico l’operazione che relega in 30 secondi le azioni di governo della coppia reale, spendendo le oltre due ore nella successione di quadretti di vita quotidiana, ricevimenti, passeggiate, pettegolezzi, gelosie.
Quello che resta, alla fine, è comunque ciò che la regista voleva trasmettere: la figura di una donna alle prese con una situazione immensamente più grande di lei, che finisce inevitabilmente per compiere errori gravi con la leggerezza che le infonde un mondo ovattato nel quale, tra giardini sterminati, dame di compagnia, cerimonie e un pantagruelico rapporto col cibo e soprattutto con i dolci, governare uno stato si riduce un’attività al pari, ma meno divertente, del gioco dei dadi.
Questa rappresentazione statica di un personaggio altrettanto statico, sfugge incredibilmente al controllo della regista e all’attenzione dello spettatore in tutto, o quasi, il secondo tempo, nel quale la musica da semplice sottofondo diviene soverchiante, al punto di impedire più volte la comprensione dei dialoghi; discutibili scelte quali le scritte in inglese, la sintesi per immagini di avvenimenti decisivi della vita della regina e i microfoni che spuntano ogni tanto, lasciano poco convinti di un film che sembra non essere all’altezza delle sue pur ridotte pretese. |
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Commenti del pubblico |
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7
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5
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Sofia Coppola realizza un altro film su un sentimento e uno stato d’animo mischiando rilettura pop (in realtà limitata alle musiche), film storico (?) e (superficiale) biografia intimista. Regia, luci e costumi (la cosa migliore, premiati con l’Oscar) sono molto affascinanti, ma non bastano, la noia prende presto il sopravvento. Consigliato solo a chi ha particolare feeling con l’indubbio Stile (questo va riconosciuto) della regista.
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7,5
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5,5
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5,5
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un sorta di video lungo due ore, che con immagini e musiche abbacina e stordisce. un film che sia un film deve avere un'anima, quale che sia e per quanto nascosta.
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5,5
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Un'angolazione diversa della vita a corte, la totale assenza e il distacco dalla realtà quotidiana pervade nell'aristocrazia del tempo. Idea del film buona ma non contagia il pubblico.
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