"Bisogna accettare la vita per quello che è: triste e dolorosa."
Quando nel 1997 la fotografa inglese Zana Briski arrivò a Calcutta, il suo scopo principale era documentare le assurde condizioni in cui vivono le prostitute del quartiere-bordello, la zona rossa della città indiana. Ma nel suo lavoro e nella sua lotta per denunciare abusi e mostruosità, la reporter è entrata in contatto con chi in questa porzione di mondo subisce ancora di più la difficoltà della vita, cioè i figli delle prostitute, bambini persi in un limbo infernale senza nessuna speranza di uscirne. Eppure, nonostante cresciuti in un ambiente violento, per strada, lavorando per e con delinquenti, prostitute e spacciatori, i bambini risultano essere di vulcani di vitalità ed estro creativo. Così Zana decide di puntare tutto su di loro tentando di dargli un’alternativa: la fotografia. I ragazzini si avvicinano alla strana e nuova macchina acquisendo immediatamente familiarità e dimostrandosi molto ricettivi agli insegnamenti della fotografa. I loro scatti diventano un fenomeno arrivando ad essere esposti e venduti sia in Europa che in America finanziando così il progetto e aiutando la fotografa che nel frattempo ha iniziato a cercare di dargli di più di un semplice svago, una scuola, un’istruzione, un futuro, risulta difficile e disarmante però cercare di farsi accettare dalla società se si è figli di tossicodipendenti o di prostitute.
Zana insieme a Ross Kauffman ha ripreso le lezioni, i momenti di svago, la vita domestica ed il lavoro quotidiano di questo gruppo di bambini indiani, e da queste riprese e dai servizi fotografici dei ragazzi e della fotografa è nato Born into brothels, l’interessante documentario vincitore dell’Oscar nel 2005 ed esperienza di vita incommensurabile per i due registi. 85 minuti di colore, musica, balli e risate nel tremendo e caotico contesto di una delle peggiori zone di tutta l’India. Gli occhi dei piccoli osservano e con la massima semplicità analizzano le loro vite parlando lucidamente di problematiche di cui non dovrebbero nemmeno immaginare l’esistenza. I nostri figli sono il nostro futuro, ma i nostri figli non dovrebbero subire gli errori del nostro passato e portarne il peso sulle spalle, dovremmo a differenza essere noi a privarci di tutto pur di offrirgli la speranza di un futuro migliore, una responsabilità troppo spesso facilmente dimenticata. |