|
Strano che un regista classico e lineare come De Sica abbia scelto di portare sullo schermo la storia di Toto' il Buono scritta da Zavattini. Il risultato e' un inno alla felicita' e al sorriso ma sicuramente non e' tra i lavori migliori dei due maestri del Neorealismo, presente nel film solo come ambientazione nel quartiere dei senzatetto, forse a causa di un buonismo a dir poco eccessivo e di una trama incerta, con l'ultima mezz'ora usata per sfoggiare effetti speciali assai invecchiati. Si salva la voglia di riscatto sociale che permea nella prima parte e l'atmosfera fiabesca che anticipa il realismo magico di Fellini.
|
|
|
Frutto a mio parere minore dello storico sodalizio De Sica-Zavattini, tenta di fondere fiaba e denuncia sociale per uscire dalle secche del neorealismo. Fusione dubbia, e dubbiamente riuscita, nonostante alcune buone intuizioni e una sempre grande capacità registica. Forse il vero superamento del neorealismo, e il suo canto del cigno, è Umberto D, la vetta insuperata del regista. Purtroppo, vista oggi, la fuga a cavallo delle scope fa sorridere più che commuovere, e il tentativo di fiaba ha un sapore come di evasione, di addolcimento, di cui non colgo fino in fondo la ragione.
|
|