Nuova particolarissima analisi dei sottomondi cittadini americani e dei personaggi marginali da parte del regista italo americano.
New York, primi anni novanta, ambulanze a sirene spiegate che si muovono e dominano le notti di un lungo fine settimana, il lavoro di un paramedico del Emergency Medical Service.
Frank lavora nei pronto soccorsi della città dove è cresciuto da ormai cinque anni, salvando derelitti, ridando la vita alle persone, quasi come un dio, ed è così che ci si sente a farlo, una forte scarica di adrenalina, un forte sentimento, una droga.
Convinto che aiutare l’altro è aiutare se stesso, nel momento in cui una serie di casi sfortunati lo portano a veder solo morire le persone intorno a lui, cade nel baratro dell’incertezza e della paura attanagliato dai fantasmi dei morti e dell’alcool.
Affronta quindi una sorta di viaggio nella città e dentro se stesso, nella violenza dei sobborghi malfamati e fra le sue paure, affiancato da vari colleghi e personaggi particolari, ognuno con peculiarità e problemi psicologici, abbondanti in questo Scorsese, e che aiuteranno Frank a capire e a recuperare la fiducia in se stesso e nella vita attraverso uno scopo: essere testimone della morte, assistere le persone nel momento della loro fine.
Centrale l’incontro con Mary Burke, figlia di un paziente in fin di vita, anima che aiuta inconsciamente Frank a riscoprire il calore umano e la tranquillità che aveva perso nella sua grande notte insonne.
Il film, dinamicissimo, passa sullo schermo con un buon ritmo e forti stacchi, veloce come una corsa in ambulanza o lento come due minuti in una sala d'aspetto che possono sembrare un'eternità, quando il tempo è soggettivo, quando immagini e luci si confondono fra coscienza e incoscienza.
Opera visionaria e a tratti allucinata in cui i personaggi più belli sono i pazzi, i malati e gli psicotici dipinti da Scorsese che si muovono in una città ridotta dal regista a pochi luridi vicoli, ad interni di ambulanze e a caotiche corsie di ospedale.
Tratto dal romanzo di Joe Connelly che, avendo lavorato in un pronto soccorso della grande mela per diversi anni ne ha saputo rendere le situazioni al margine della realtà vissute da professionalità come quelle dei paramedici in una città come New York, in quartieri dove violenza e droga uccidono quotidianamente. Lo stesso Connelly ha assistito Scorsese come consulente durante la realizzazione del film mettendo la sua esperienza a disposizione del regista. |