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Lewis è un orfano che sogna di trovare una famiglia. Il suo cammino subisce una svolta inaspettata quando un misterioso sconosciuto di nome Wilbur Robinson lo trascina in un mondo in cui tutto è possibile... il futuro. Nel futuro incontra un incredibile assortimento di personaggi ed una famiglia che va oltre l'immaginazione più sfrenata... i Robinson. |
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Molti dei film Disney della stagione da anni non escono più a Natale, ed è un peccato: giugno non è certo un mese facile per il cinema come dicembre, e potremmo azzardare che quelli di Neri Parenti o Vanzina non siano prodotti altrettanto adatti ad un pubblico di bambini. Se poi il film è bellino come in questo caso ci si può dispiacere anche di più, pensando all’occasione mancata dai produttori (che dovranno sperare al massimo nelle previsioni meteo).
La farina non è tutta del sacco degli autori: la sceneggiatura è tratta da un romanzo per bambini, “A Day with Wilbur Robinson” di William Joyce, adattata da Michelle Bochner, mentre il regista (che in questo caso è l’esordiente Stephen J. Anderson), da parte sua, non deve probabilmente faticare troppo per girare un film d’animazione. Piena responsabilità rimane però per l’animazione digitale computerizzata: niente di nuovo dal punto di vista tecnico, almeno per un profano del settore, e un disegno non troppo elaborato, che usufruisce più dell’espressività dei volti animati dalla computer grafica e dei colori brillanti che non di una scenografia di scarna essenzialità. Non è una banalità dire che il mezzo più potente sia per assurdo di freno alla fantasia creativa. La storia riprende inevitabilmente alcuni stilemi abusati dei film per ragazzi, dalla coppia di cattivi, quello furbo e quello stupido, alla struttura narrativa con l’alternarsi calibrato di climax drammatici e momenti leggeri (e, nell’affrontare il tema del viaggio del tempo, fa più di un richiamo a Zemeckis). Però ha il pregio di essere coinvolgente, convincente e con almeno tre messaggi importanti. Che la famiglia non è per forza quella biologica, ma una rete di affetti. Che portare gli occhiali e avere come attività di svago la scienza non è da falliti. E che cadere è spesso il solo modo per imparare a camminare. Chiaramente tutto è riportato all’elementarità del film di animazione; ma forse esso è proprio il contenitore più adatto per ribadire concetti che altrove apparirebbero troppo semplici. Il cattivo, Grufolo, per una volta non viene punito; indizio di uno spirito antischematico che fa piacere scoprire. Tom Selleck ha dato la voce al protagonista Lewis-Cornelio nella versione originale. In Italia i doppiatori non sono grandi nomi, ma se la cavano; soprattutto Serse Cosmi, inaspettatamente bravo e divertente nella parte dell’enorme insegnante di educazione fisica. |
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