«Mi piace l’idea di due persone su sponde opposte, che si incontrano. Mi interessava scoprire le conseguenze di un fatto del genere. Cosa significa fare i conti con i sentimenti che provi veramente, e non con quelli che potresti provare. Ho sempre voluto girare una storia d’amore, ma naturalmente una storia d’amore è interessante solo se ci sono delle difficoltà. Love + Hate è il risultato di molte cose che desideravo fare, e che si sono concretizzate insieme». (Dominic Savage)
Sicuramente nobili i propositi per un film che si fa strada verso la denuncia alla discriminazione razziale e religiosa. In un non-luogo sperduto in qualche parte dell’Inghilterra di oggi, Dominic Savage parla di amore. Quello tra una ragazza musulmana, Naseema, e un giovane inglese, Adam. Potrebbe essere un film mediocre se non si scoprissero quasi subito la leggerezza e la profonda ingenuità del soggetto. Tutto sembra essere pitturato di una puerilità quasi scomoda e poco credibile, che ne dimezza il compito moralizzante. In quelle strade, restituite in tutta la luminosità trasparente della sera e tra gli scaffali di un una modesta bottega di carta da parati: nasce l’amore. Inesperto e spontaneo, per questo indistruttibile. Un sentimento in contrasto con tutto quell’odio di cui sono (o meglio dovrebbero essere) segnati i volti dei personaggi. Una rabbia repressa trapela soltanto dai loro movimenti irrequieti. Filmati a volte dall’alto, sfocando qua e là a turno volti e sfondi, per farne risaltare altri. Un espediente interessante se non avesse nel film un così largo uso. Un convenzionale e banalissimo gioco di casualità lega i vari protagonisti della vicenda: unici volti di un film che sembra scorrere in un tempo scandito solo dall’inarrestabile passaggio dal giorno alla notte e i vestiti diversi indossati in qualche veloce cambio di inquadratura. I dialoghi contribuiscono a creare un flusso in avanti della narrazione, apparendo a volte spezzati e, nel doppiaggio, “italianizzati” da creare imbarazzo.
Love + Hate ha affiancato una serie di pellicole che ha dato voce a “Tertio Millennio”: il Festival del Cinema Spirituale, organizzato a Roma dall’Ente dello Spettacolo, lo scorso novembre. Tematica della rassegna: “La cospirazione del silenzio”. Un silenzio che trasposto sullo schermo fa parlare un cinema di fede, amore e conflitti. Per tratteggiare, nel caso di Savage, con grande difficoltà di coinvolgimento ed emozione, l’immagine di due culture che si prendono per mano ma non sempre riescono a tener salda la presa. |