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Recensione: Love + Hate

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Love + Hate
titolo originale Love + Hate
nazione Gran Bretagna / Irlanda
anno 2006
regia Dominic Savage
genere Drammatico
durata 83 min.
distribuzione Cinecittà Luce
cast M. Ali (Madre di Naseema) • D. Andrews (Derek) • S. Awan (Naseema) • N. Burley (Michelle) • S. ChaudhuryT. Hudson (Adam) • W. Zakir (Yousef) • R. Leslie (Sean)
sceneggiatura D. Savage
musiche R. Gregson-Williams
fotografia B. Ackroyd
montaggio N. GasterD. Hill
uscita nelle sale 26 Gennaio 2007
media voti redazione
Love + Hate Trama del film
L’odio che nasce tra persone di culture e religioni diverse può essere contrastato forse soltanto da un sentimento della stessa intensità: l’amore. È quello che succede a Naseema, piccola ragazza musulmana e Adam, inglese. Le vicende di un amore tormentato in un’Inghilterra moderna e non ancora totalmente multirazziale.
Recensione “Love + Hate”
a cura di Vera Usai  (voto: 4,5)
«Mi piace l’idea di due persone su sponde opposte, che si incontrano. Mi interessava scoprire le conseguenze di un fatto del genere. Cosa significa fare i conti con i sentimenti che provi veramente, e non con quelli che potresti provare. Ho sempre voluto girare una storia d’amore, ma naturalmente una storia d’amore è interessante solo se ci sono delle difficoltà. Love + Hate è il risultato di molte cose che desideravo fare, e che si sono concretizzate insieme». (Dominic Savage)
Sicuramente nobili i propositi per un film che si fa strada verso la denuncia alla discriminazione razziale e religiosa. In un non-luogo sperduto in qualche parte dell’Inghilterra di oggi, Dominic Savage parla di amore. Quello tra una ragazza musulmana, Naseema, e un giovane inglese, Adam. Potrebbe essere un film mediocre se non si scoprissero quasi subito la leggerezza e la profonda ingenuità del soggetto. Tutto sembra essere pitturato di una puerilità quasi scomoda e poco credibile, che ne dimezza il compito moralizzante. In quelle strade, restituite in tutta la luminosità trasparente della sera e tra gli scaffali di un una modesta bottega di carta da parati: nasce l’amore. Inesperto e spontaneo, per questo indistruttibile. Un sentimento in contrasto con tutto quell’odio di cui sono (o meglio dovrebbero essere) segnati i volti dei personaggi. Una rabbia repressa trapela soltanto dai loro movimenti irrequieti. Filmati a volte dall’alto, sfocando qua e là a turno volti e sfondi, per farne risaltare altri. Un espediente interessante se non avesse nel film un così largo uso. Un convenzionale e banalissimo gioco di casualità lega i vari protagonisti della vicenda: unici volti di un film che sembra scorrere in un tempo scandito solo dall’inarrestabile passaggio dal giorno alla notte e i vestiti diversi indossati in qualche veloce cambio di inquadratura. I dialoghi contribuiscono a creare un flusso in avanti della narrazione, apparendo a volte spezzati e, nel doppiaggio, “italianizzati” da creare imbarazzo.
Love + Hate ha affiancato una serie di pellicole che ha dato voce a “Tertio Millennio”: il Festival del Cinema Spirituale, organizzato a Roma dall’Ente dello Spettacolo, lo scorso novembre. Tematica della rassegna: “La cospirazione del silenzio”. Un silenzio che trasposto sullo schermo fa parlare un cinema di fede, amore e conflitti. Per tratteggiare, nel caso di Savage, con grande difficoltà di coinvolgimento ed emozione, l’immagine di due culture che si prendono per mano ma non sempre riescono a tener salda la presa.
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