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Arthur, dieci anni, ha molto da fare: un malvagio speculatore vuole impossessarsi della casa di sua nonna. Ed Arthur non può contare sui genitori o i nonni per risolvere il problema. Forse la soluzione si trova nel tesoro del nonno, nascosto da qualche parte in un’altra dimensione, nel paese dei Minimei. Le creature che abitano questo mondo sono grandi poco più di due millimetri e mezzo e vivono in totale armonia con l’ambiente. Arthur si avventura nel mondo dei Minimei dove incontra la Principessa Selenia e suo fratello Betamèche. Insieme partono alla ricerca del tesoro che salverà sua nonna. Si susseguono tante avventure ricche d’azione, di trappole e di intrecci lungo la strada che porta alla città proibita governata dal cattivo M il Malizioso. Il viaggio di Arthur nell’universo dei Minimei dimostra che a volte anche i più piccoli eroi fanno la differenza. |
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La poliedricità artistica di Luc Besson abbandona violenza e fantascienza e si fa 3D. Il regista francese sfida Pixar e Dreamworks realizzando un film d’animazione intermente europeo, che cerca di svincolarsi da logiche e ed estetiche americane. Vi riesce solo in parte, perché sebbene l’intento dichiarato sia quello di proporre qualcosa di nuovo, in fin dei conti il risultato non sembra essere così distante dalle mega-produzioni d’oltreoceano. Il film è tecnicamente validissimo e innovativo (si utilizza un nuovo sistema motion capture che elimina i soliti cavi per la registrazione dei movimenti, sostituiti da sensori applicati agli attori che così sono più liberi di muoversi) e la grafica, inutile dirlo, è piacevolissima da vedere. Quello che manca completamente però, è il calore e l’emozione che qualsiasi fiaba (pensiamo a quelle Disney di una volta…) dovrebbe infondere, la piacevole magia capace di far sognare un mondo fantastico, nel quale solitamente trionfa l’amore e la giustizia.
Per realizzare Arthur e il popolo dei Minimei è stato necessario riunire 700 persone, che per ben cinque anni hanno lavorato duramente, ed è triste pensare che sicuramente non resterà niente di tutto ciò nella memoria di chi andrà a vedere questo film. Besson rivendica - giustamente - la necessità di affrancarsi dal modello americano di cinema, salvo poi seguirne in tutto e per tutto (almeno in questo caso) le sue stesse “regole”: il film sarà infatti accompagnato da un massiccio merchandising di gadget, libri, fumetti e videogiochi che richiama quello hollywoodiano, ed è già previsto il suo sequel. Per la sua realizzazione poi, sono stati chiamati in causa diversi personaggi famosi come Madonna, Snoop Dog o David Bowie, tre artisti (anzi due…!) dei quali ovviamente si cerca di sfruttare più la popolarità che non la capacità di doppiaggio.
E allora la domanda è: perché ci si sofferma sempre più su elementi 'esterni’ alla storia (quali grafica, doppiaggio, operazioni commerciali) e non sulla storia stessa?
La domanda è retorica e la risposta ha un solo nome: i soldi. In euro o in dollari non fa differenza.
Ormai è il film d’animazione il vero blockbuster, travestito da fiaba per bambini ma incapace di emozionare veramente.
Eppure l’animazione non è tutto qui: ci sono anche film come Azur e Asmar o Appuntamento a Belleville, che ovviamente non hanno guadagnato i soldi e la popolarità di uno Shark Tale o Madagascar, ma che sicuramente hanno molto di più da dire e dare. |
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