Le categorie sotto le quali classificare un film, spesso sono problematiche. Non è questo il caso, a pieno diritto da considerare…“un’americanata”.
Purtroppo non è nemmeno di quelle piene di effetti speciali notevoli, bensì di quelle piene di caffé annacquati, d’imprese di marketing, di belle macchine con marce automatiche, di pacche sulle spalle e abbracci, di palline da baseball nelle stanze di ufficio al 52° piano di un grattacielo.
Dan è il classico uomo di famiglia con una splendida moglie (in attesa di un terzo figlio), una figlia ribelle, una che vuole andare alla prestigiosa New York University, una bella casa ed un lavoro redditizio. E’ direttore delle vendite pubblicitarie di “Sport America”, rispettato da tutti conosce benissimo il suo lavoro, ma un ragazzo di ventisei anni prenderà il suo posto diventando il suo “figlio-capo”.
Ragioni d’impresa: quella più grande mangia quella più piccola, lasciando dietro di sé licenziamenti, con “drammi” e rancori annessi e straconnessi…
Dan però non perde il posto, anche perché Carter, solo ventisei anni e già un divorzio alle spalle, si è innamorato di sua figlia Alex.
La situazione è delicata e difficile da gestire, ma corre il rischio: sì perché lei sembra essere la donna giusta, quella con la quale vedersi di nascosto nella sua Porsche, o alla quale regalare una collanina da migliaia di dollari e una “Mastercard” per i suoi acquisti…
Ma l’amore si sa può finire, soprattutto se il padre della ragazza lo scopre e non lo approva.
Dal sottofondo di musiche dolci con ritornello, topos-topoi del genere, alle lunghe sequenze di telefonate disperate, cellulare senza risposta…è solo l’inizio del declino per Carter; vicissitudini societarie scalzano il giovane dal posto di lavoro che torna a Dan, suo antico proprietario.
Altro…? No grazie, fine senza lieto fine…resta un po’ di jogging in spiaggia con cellulare annesso e straconnesso. |