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Dei primi anni 80 erano gli 11 episodi del primo Heimat e dei primi 90 i 13 del secondo: i 6 di oggi completano una saga di oltre cinquanta ore che conferma al regista 73enne la patente di innovatore. Per due ragioni: la prima di linguaggio: con questo atto di fiducia nel romanzo per immagini Reitz ha rivoluzionato i dogmi sulla durata e mischiato le carte tra prodotto (e destinatario) cinematografico e televisivo, come prima di lui Ingmar Bergman, come Fassbinder e Kieslowski, come Giordana di La meglio gioventù.
La seconda riguarda il tema e la storia tedesca. Heimat è la patria, il luogo di origine o di elezione, il sentimento che esso ispira. Reitz ha restituito dignità, un moderno significato e rinnovato valore, a un concetto che la storia nazionale del 900 aveva umiliato.
I successivi episodi usciranno nelle sale con cadenza quindicinale. |
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