“Com’è stato possibile spingersi così oltre?” già, difficile dirlo. Con “Alpha Dog” va di scena la brutalità umana, non quella della mala classica, tipo banda della Magliana, cosa nostra o terrorismo, e neanche quella delle gang, ma una diversa che nasce dalla solitudine dei giovani (giovanissimi) bianchi e ricchi della California, ville con piscina e dialogo zero. La storia è inverosimile ma vera, Nick Cassavetes, regista e sceneggiatore del film, ha studiato una vicenda drammatica avvenuta negli Stati Uniti nel 2000. Un ragazzino di 15 anni venne rapito da una banda di giovanissimi spacciatori per punire il fratello a causa di un debito di droga non onorato. Un piccolo gruppo di sbandati benestanti, con il mito di “Scarface”, diventa improvvisamente colpevole di un crimine gravissimo. I tre giorni passano con spensieratezza, senza calcolare le conseguenze di quello che non era più il solito rissone. Neanche il sequestrato se la passa male, i suoi rapitori improvvisati lo portano ai festini dove le ragazze rimangono affascinate dal suo status tutto particolare “ma è vero che sei rapito? Very very cool!”. L’ansia però aleggia e si capisce che l’assurda normalità avrà presto una fine. Nella parte di uno dei piccoli/grandi delinquenti compare Justin Timberlake, cantante molto glamour protagonista delle riviste di gossip di mezzo mondo. La sorpresa del film è proprio lui: misurato, violento ma impaurito, con lo sguardo di chi è troppo giovane per beccarsi un ergastolo, insomma Timberlake sembra a suo agio nel nuovo mestiere di attore. “Alpha Dog” nel complesso è un film interessante, ha qualche trovata notevole e riesce a districarsi bene tra realtà e finzione. La trama, però, emerge con lentezza, dilungandosi troppo nelle prime fasi della storia per trattare un finale emozionante con un po’ di fretta. Nel ruolo dei genitori, al solito i veri colpevoli di tutto, ci sono un Bruce Willis pieno di rughe e Sharon Stone con punte di alta classe recitativa. |