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Tradite dai loro uomini e sfortunate in amore, due donne che non si conoscono e che vivono in continenti diversi, una é americana e l'altra é inglese, s'incontrano su internet e decidono di scambiarsi la casa per le vacanze, chissà che un po' d'aria nuova e il trovarsi in un paese diverso non le aiuti a fare nuove conoscenze e magari trovare quella fortuna in amore che sino a quel momento ad entrambe ha voltato le spalle... |
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Esempio di come una produzione miliardaria e una confezione impeccabile non bastino a fare di un film un bel film, “L’amore non va in vacanza” ha tutte le qualità e tutti i difetti che il pubblico si aspetta dai prodotti omonimi di una major come la Columbia. I soldi della casa produttrice e dei molti e fastidiosamente visibili sponsor garantiscono alla regista locations di livello tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti e, soprattutto, quattro protagonisti tutti membri di diritto dell’èlite dello star system hollywoodiano: dai bravissimi Jude Law e Kate Winslet al più in ombra Jack Black e alla ormai diva Cameron Diaz, che, da attrice super pagata e corteggiata quale è, si lascia andare a qualche capriccio di troppo. Il richiamo dei loro nomi e primi piani che campeggiano sui sei per sei sparsi per la città può rendere superflua ogni considerazione riguardo alle ragioni di un eventuale successo al botteghino del film; le buone interpretazioni degli uni e delle altre rappresentano infatti la sostanza dell’interesse della pellicola.
Nancy Meyers racconta essenzialmente l’evoluzione sentimentale di Iris, che si emanciperà dalla condizione di eterna innamorata non ricambiata, e quella di Amanda, travolta dall’amore per la prima volta nella sua vita. Il resto è contorno: con una trama esilissima, puntellata da vani tentativi di strappare al pubblico qualche risata, e dei comprimari sostanzialmente inesistenti, il film corre, con brio ma anche con troppa prevedibilità, verso il finale da contratto, tutti insieme a festeggiare l’anno nuovo (ma che fine fanno i poveri ex, scaricati e dimenticati in una manciata di fotogrammi?). La sceneggiatura ha sprazzi godibili, ma anche tanti schematismi, ed è fin sfacciata quando si permette una tirata contro il cinema da cassetta di oggi paragonato a quello democratico e autoriale del passato.
Difficile con tali premesse credere nella bontà dell’operazione: se in vacanza non va l’amore ma l’ispirazione vengono fuori pellicole di plastica, e un cinema vecchio che cerca di mascherare dietro un cerone sempre più appariscente il suo inequivocabile decadimento. Fa specie comunque vedere l’Inghilterra ridotta a mero rifugio campestre dei dinamici cittadini statunitensi, e ancor di più pensare che ciò non è del tutto falso. |
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Commenti del pubblico |
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