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Londra, 1902. La vita della scrittrice Beatrix Potter. Illustratrice della famosa collana di racconti per bambini “The tale of Peter Rabbit”. La sua battaglia contro il conformismo della società borghese, per affermare la libertà ed l’indipendenza di una donna di inizio secolo. E la scoperta dell’amicizia e dell’amore che arrivano inaspettati al suo 32esimo compleanno. |
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È Renée Zellweger, di nuovo sul grande schermo, a narrare la storia di Miss Potter, diretto da Chris Noonan, di cui la stessa Zellweger è produttrice. La sua voce fuoricampo guida, attraverso le lodevole fotografia di Andrew Dunn, in un continuo avanti e indietro: ad estrarre immagini di vita, tra passato e presente dell’illustratrice icona della letteratura inglese per bambini. Tra l’Isola di Man, la verdeggiante regione dei laghi e una Londra di parchi e ricchi interni tappezzati di inizio Novecento, conosciamo Beatrix. A volte bambina, altre adulta. I suoi sogni di pensatrice libera. La fantasia e la determinazione delle sue scelte. Lo scontro incessante con genitori schematizzati dentro antichi concetti borghesi e la scoperta dell’amore coraggioso per il suo editore. Un Ewan McGregor valido e in qualche scena intenso. In contrapposizione con la performance della Zellweger. Se Chris Noonan parla di una recitazione spontanea in cui «non c’è nulla che stoni o che sia fuori posto», ci si accorge che non è proprio così. Le smorfie eccessive e troppo spesso prive d’effetto dell’attrice texana stuccano le inquadrature. Il suo bel volto è filmato in attimi in cui esprime gioia intensa, riso, dolore e irritazione. Peccato solo non riuscire a distinguere i diversi stati d’animo. Tutto nel film si addensa in dinamiche scontate che fanno sperare in qualcosa che svincoli dalla prevedibilità a cui sta andando incontro. Ma come può essere creativa e non convenzionale una pellicola che punta sulle location e i ben cuciti costumi? L’unico momento in cui trasuda un briciolo di ingegno è quando il regista del “maialino Babe” anima “Peter Coniglio”, “Mrs Tiggy-winkle” e gli altri piccoli animali dell’inesauribile mondo della Potter. Poche scene che non possono sostituire l’intero impianto narrativo di Richard Maltby, reso nei restanti 60’ in uno stile impersonale e troppo vicino al linguaggio della favola. Dove tutti i personaggi diventano estremamente misurati e intuibili. E la morte, che dovrebbe colpire, passa con velocità: senza lasciare traccia. |
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