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Paolo, dopo un brillante passato di schermidore, lavora come giornalista sportivo in un piccolo giornale. Un suo amico, Franz, muore d’infarto. Era un ex campione di scherma, come lui, ed era diventato imprenditore, come tanti in quella ricca provincia del nord.
Un po’ per caso, Paolo si accorge che la vita dell’amico scomparso non era così limpida come credeva. Anche la sua morte sembra nascondere qualche segreto. La ricerca della verità diventa per Paolo un’intrusione in un mondo a lui lontano, quello dei ricchi industriali della concia. E’ un ambiente sporco ma anche affascinante, un’occasione di incontri inconsueti, come quello con i figli del ricco Giordano... |
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In apnea, tra la vita e la morte, con la consapevolezza di non poter gridare, di non poter cambiare le cose durante gli ultimi interminabili secondi che separano la coscienza dalla fine...
Nel ricco (ma non per tutti) nord-est italiano, c'è una realtà sommersa che si cela, per chi non vuole vederla, dietro la florida e spietata economia della piccola e media impresa. C'è una mafia che non ha nome ma che uccide, e vive di omertà e indifferenza, sfruttando uomini invisibili, per lo più extracomunitari. Un sacrificio umano al dio denaro, necessario se si vuole essere competititivi, se si vuole tagliare i costi, ottimizzare la produttività. Tutti sanno, pochi denunciano.
Dordit, al suo primo lungometraggio, ha il coraggio di affrontare questo tema, lasciando da parte il solito film drammatico costruito ad hoc su un fatto realmente accaduto, avventurandosi invece nel genere noir/giallo, decisamente insolito nel nostro panorama cinematografico. La storia è costruita intelligentemente attorno a personaggi verosimili, sebbene alcuni descritti in modo un po' ingenuo, come l'imprenditore senza scrupoli (ma con la figlia con forti ideali) a fronte di immigrati dal cuore d'oro, o il bambino autistico che riuscirà a "far risolvere il caso". Anche il protagonista, un buon Santamaria, che da ragazzo qualunque si trasforma in detective, non brilla per originalità, ma l'impegno sociale del regista è sincero, e il risultato finale è sicuramente buono. Con lentezza ci si immerge in un mondo sporco, fatto di compromessi e bugie, dove tutto non è come sembra. Anche l'amicizia tra Paolo e Franz è tradita, perchè dietro alla vita apparentemente felice e perfetta di quest'ultimo, ci sono segreti e menzogne: Paolo apre un armadio (di Franz, ma un po' di tutto il capitalismo veneto) e vi scopre una montagna di scheletri. Tutto è oscuro, le atmosfere sono sempre grigie, come il cielo cupo che avvolge le lussuose ville della zona; la fotografia è sgranata e sovraesposta, spesso tagliente nel duro gioco di luci (poche) ed ombre (molte).
Un film non perfetto ma importante, perchè parla di sfruttamento e di morti sul lavoro, che raggiungono l'impressionante cifra di 4 al giorno.
Ecco come si spiega il patrocinio della CGIL e il sostegno di Moretti, che ospita il film nel suo Nuovo Sacher preceduto dal cortometraggio di Valerio Mastandrea che si intitola, per l' appunto, 3,87. |