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Daphne Wilder è una madre attenta e premurosa che è riuscita a crescere da sola le tre figlie Milly, Maggie e May, tre ragazze adorabili che renderebbero orgogliosa qualsiasi mamma. Tuttavia, Daphne, in un eccesso di premure nei confronti della più piccola delle tre, rischia di rovinare il perfetto menage familiare. Convinta che per Milly sia giunto il momento di trovare il ragazzo giusto senza incappare nei suoi stessi errori, Daphne decide di pubblicare un annuncio su una rubrica di cuori solitari on line. Le risposte non tardano ad arrivare... |
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Importante film sociologico dell’astro nascente del cinema americano Michael Lehmann, giovane regista che sicuramente farà successo. Il suo “Perché lo dice mamma” è uno dei rarissimi esempi di commedia americana intelligente, un ammirevole tentativo di ridare dignità a un genere, quello della commedia appunto, troppo spesso bistrattato da critica e pubblico (soprattutto da quest’ultimo). L’idea è geniale: divertire lo spettatore a suon di esilaranti battute senza mai perdere il senso della realtà, cercando perciò di approfondire uno dei problemi più comuni di qualsiasi madre, vale a dire la ricerca della felicità -economica- dei propri figli (pardon, figlie). Il fine giustifica i mezzi diceva qualcuno pochi anni fa, ed ecco quindi una grandiosa Diane Keaton, finalmente distante anni luce dalle sue prime recitazioni alleniane, che inizia la ricerca dell’uomo perfetto per Milla via internet, la più grande invenzione statunitense di tutti i tempi. Il fato vuole che tra Milly e un facoltoso rampante architetto ci si metta di mezzo uno pseudo-musicista strampalato, esatto contrario del marito ideale che la premurosa mamma vorrebbe per la più piccola delle sue figlie. L’originalità di questa sceneggiatura scritta a quattro mani ci regala momenti di puro divertimento, ma anche di profondi spunti di riflessioni su ciò che vuol dire essere mamma, amare o aver paura di rimanere soli nella vita. La recitazione non è mai sopra le righe, e nei tanti momenti di silenzio, tradizione di un cinema orientale sempre più apprezzato oltreoceano, si capisce che stiamo di fronte ad un tipo di commedia diverso, lontano da tutte quelle fatte di belle case, situazioni inverosimili e cellulari che squillano ogni venti secondi.
L’unico limite del film è il suo essere rivolto a un pubblico esclusivamente femminile, ma per il resto si può considerare un ottimo esempio di cinema innovativo, del quale si sente veramente bisogno in questo periodo così avaro di idee originali, dominato da produzioni che puntano solamente agli incassi e non alla qualità. |