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Pollo e Marco, due diciottenni romani, partono per l'India alla ricerca di se stessi, decisi a fare il loro viaggio di formazione. Quella terra magica e l'incontro con una dottoressa, assistente sanitaria di un'organizzazione internazionale, segneranno per loro il momento dell'iniziazione nell'età adulta. Nel vivere anche le prime emozioni d'amore impareranno come "spiccare il volo"... |
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Per imparare a volare l’India è sempre il luogo più adatto. Si chiama “Lezioni di volo” il ritorno alla regia di Francesca Archibugi. I protagonisti della storia sono due diciottenni inseparabili, Pollo e Curry, il primo è indolente e un po’antipatico, figlio di ricchi antiquari ebrei, il secondo è vivace e irresponsabile, adottato da piccolissimo in India da una famiglia romana. I genitori sono preoccupati: i ragazzi non hanno interessi (“neanche Totti” si sfoga Flavio Bucci, padre di Pollo) le giornate le trascorrono a centrare i passanti con precisi sputi dal terrazzo. Dopo l’ennesima delusione scolastica, Curry convince i genitori che è giunto il momento per tornare in India portando con sé l’amico. Il viaggio in realtà non ha le premesse di un ritorno alle origini, ma avrà conseguenze inaspettate. L’India, infatti, è un pugno nello stomaco per i due ragazzini: strade affollate e puzzolenti, imbroglioni, in più nessuno crede a Curry quando dice di essere un semplice turista italiano. Le complicazioni del viaggio porteranno i due amici a incontrare Chiara (Giovanna Mezzogiorno) medico italiano che li porta in un piccolo centro di soccorso di una organizzazione umanitaria. Qui avviene la svolta: Curry comincia a sentire il richiamo delle radici, mentre Pollo s’innamora per la prima volta. Intanto in Italia le due famiglie si scoprono più deboli.
“Lezioni di volo” è un film che affronta con delicatezza il tema della crescita, lo fa senza banalizzare il percorso dei due ragazzi e senza alcuna presunzione di voler mostrare un affresco completo di un mondo assai complesso come l’India. I personaggi, come sempre nei film della Archibugi, sono delineati con estrema cura, crescono sullo schermo senza facili simbologie retoriche. Altro merito è aver scelto e diretto con successo due bravi attori debuttanti: Marco Miglio Risi (figlio d’arte) e Tom Karumathy. A questa innegabile grazia manca però un po’ di spessore. I sentimenti sono puri e chiari ma non dirompenti, così i personaggi cominciano a volare, ma gli spettatori no. La parte italiana del film poi è troppo abbozzata, si capisce la precarietà emotiva di queste famiglie, si intravedono tradimenti e drammi ma non si va oltre, ed è un peccato perché gli attori (Angela Finocchiaro, Roberto Citran, Anna Galiena e Flavio Bucci) sono bravissimi. |
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4,5
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