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Charlie Babbit, un giovane commerciante di automobili di lusso, attualmente indebitato per speculazioni sbagliate, scopre, alla morte del padre, che l'unico erede del cospicuo patrimonio familiare è un istituto di rieducazione per handicappati, presso il quale è ricoverato Raymond, il suo sconosciuto fratello. Vagamente Charlie ricorda che quando era bambino viveva nella casa paterna uno strano personaggio che gli recitava le filastrocche: non si trattava, pertanto, di Rain Man, l'immaginario uomo della pioggia, ma di Raymond, più grande di lui di venti anni. Adirato per la mancata eredità, Charlie porta via Raymond dalla clinica con la speranza di diventarne legalmente il tutore e beneficiare indirettamente dell'ingente patrimonio. Durante il lungo viaggio intrapreso, poco a poco Charlie si affeziona a Raymond, un individuo tutto gesti meccanici e frasi ripetitive, privo di reazioni sul piano emotivo: perso ogni rancore nei suoi confronti, rinunciando ad ogni pretesa finanziaria, consente a Raymond di ritornare nella clinica. |
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Cinema dei buoni sentimenti, politicamente corretto e chirurgicamente commovente: Rain man vince 4 Oscar grazie ad una storia fin troppo semplice e semplicista, che però ha il “merito” di raccontare l’autismo secondo Hollywood. Levinson sa quello che il grande pubblico si aspetta da una storia come questa e lo accontenta, potendo contare su una splendida interpretazione di Dustin Hoffman ed una sceneggiatura furbamente costruita a tavolino per emozionare. Eppure questa specie di road movie sulla diversità non riesce quasi mai a lasciare veramente il segno, colpa di un’estetica quasi televisiva e di un ritmo carente, ma soprattutto della sua prevedibilità. Tutto scorre secondo le aspettative, con la trasformazione (in una sola settimana) di un antipatico yuppie in un fratello dolce e premuroso; la drammaticità, espressa in maniera perfetta dai gesti e dagli sguardi di Hoffman, è solo accennata e mai complessa, segno evidente della volontà di non far male, ma semplicemente di far commuovere. Nonostante questo spesso è proprio l’emozione a mancare, tranne in rari momenti come il ballo tra i due fratelli o il bacio di Raymond con Susanna, e il film risente troppo della sua perfezione estetica che però garantiscono record d’incassi e premi vari.
In quest’ottica, ovvero la ricerca di riconoscimenti, va vista la scelta di mettere nel cast un Tom Cruise sicuramente bravo in una parte che però non gli si addice, e la partecipazione di Valeria Golino, sicuramente incapace di recitare e per di più con una voce improponibile (ma perché non la doppiano?) ma che negli States è molto apprezzata.
Rain man in definitiva si può considerare come il classico film assolutamente da vedere anche se sopravvalutato, con un Dustin Hoffman da applausi e poco più. |
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Commenti del pubblico |
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News sul film “Rain Man - L'uomo della pioggia” |
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Dustin Hoffman, irriducibile settantenne ( 8 Agosto 2007)
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