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Recensione: Le ferie di Licu

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Le ferie di Licu
titolo originale Le ferie di Licu
nazione Italia
anno 2006
regia Vittorio Moroni
genere Drammatico
durata 93 min.
distribuzione MySelf, Pablo
cast M. Hossain (Licu) • F. Khanam (Fancy) • G. Di Quilio (Giulia) • K. MiahA. Khan
sceneggiatura V. MoroniM. Piccarreda
fotografia V. MoroniM. PiccarredaH. Rahman
montaggio M. Piccarreda
uscita nelle sale 4 Maggio 2007
media voti redazione
Le ferie di Licu Trama del film
Il 27enne Licu è arrivato a Roma da sei anni e da poco ha ricevuto il permesso di soggiorno. Musulmano di origine bengalese, Licu vive in un appartamento che divide con altre otto persone e lavora dodici ore al giorno dividendosi tra il magazzino di un laboratorio tessile e la cassa di un negozio di generi alimentari. Licu si è integrato piuttosto bene ma per rispettare le usanze del suo paese accetta di sposare la ragazza che sua madre ha scelto per lui. Licu parte così per il Bangladesh dove avrà luogo il matrimonio con Fancy, una ragazza di 18 anni che lui ha visto solo in fotografia. Dopo vari contrattempi e complicazioni il matrimonio viene celebrato e i due novelli sposi tornano in Italia dove inizieranno il difficile cammino per imparare a conoscersi e, se possibile, amarsi.
Recensione “Le ferie di Licu”
a cura di Francesco Alfani  (voto: 6)
Le ferie di Licu” è anzitutto un esempio encomiabile di cinema indipendente. Il regista, Vittorio Moroni, ha proseguito sulla strada tracciata col suo primo lungometraggio “Tu devi essere il lupo”, del 2005: all’epoca i falliti tentativi di trovare un produttore disposto a finanziare il film avevano spinto lui e il resto della troupe ad autodistribuirsi attraverso una associazione culturale, la Myself, costituita per l’occasione. Il successo insperato dell’operazione lo ha convinto che era il caso di riprovarci: la Myself ha lasciato il posto alla 50N, e stavolta c’è pure il contributo di Rai Cinema, ma la sostanza è identica: il pubblico, comprando il biglietto in anticipo, consente al regista e ai suoi collaboratori di pagarsi le copie da mandare nelle sale di lancio e una qualche campagna pubblicitaria. Con questa insolita veste distributiva “Le ferie di Licu” arriva nei cinema per raccontare, come un vero e proprio documentario piuttosto che come film, qualche mese della vita di un immigrato bengalese a Roma, Md Moazzem Hossain detto Licu (nella parte di se stesso e piacevolmente a suo agio davanti alla macchina da presa), alle prese con i suoi molti lavori e soprattutto con delle nozze inattese.
Moroni vuole raccontare la “schizofrenia” dell’integrazione in Occidente, tra influenze dell’ambiente culturale di arrivo e attaccamento a pratiche sociali del paese di partenza, in particolare tra individualismo della grande città europea e familismo delle comunità originarie, e lo fa nel modo più lampante parlando di una tradizione come i matrimoni combinati e della contraddizione esplosiva “tra libertà e desiderio” che essi fanno emergere. Lo fa con un linguaggio semplice, che nei momenti più felici diventa efficace, ma in quelli meno riusciti rischia la piattezza; lo spettatore tentennerà nel trovare poetico il cielo tra i tetti delle palazzine della borgata romana, o nel trovare il fanciullesco del popolo nell’ingenuità di molte considerazioni del protagonista. Per gran tratto comunque il regista riesce a comunicare accettabilmente colla sua platea, e ha anche un paio di spunti brillanti: per esempio il coloratissimo montaggio di immagini per raccontare le nozze di Licu e Fancy, con le incredibili (in tutti i sensi) musiche bengalesi. Insomma, l’aspetto artistico è davvero lasciato in secondo piano: resta la cronaca, ma almeno è una cronaca fatta come si deve. Ed è impagabile sentire Licu, col suo ciuffo alla Presley, sostenere con convinzione di essere un aficionado delle ultime novità dell’alta moda.
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