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Calogero Aniello, un ragazzino di nove anni figlio di un conducente d'autobus, stringe un rapporto di amicizia con Sonny, il gangster del quartiere. Il padre, che vorrebbe tenerlo il più lontano possibile dalla strada, non vede di buon occhio questa amicizia. Con il passare del tempo, il ragazzo ha modo di conoscere il lato umano di Sonny. |
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Commosso e nostalgico. Con la tenerezza di chi ha perso il padre da poco (il film è dedicato a lui) e la sensibilità di chi è diventato uno dei più grandi attori di sempre, De Niro ci racconta il suo Bronx, quello degli anni ’60, nel quale ha passato i suoi primi anni di infanzia.
L’esordio dietro la macchina da presa non poteva essere diverso, e sebbene il film sia tratto da un monologo teatrale di Chazz Palminteri, si percepisce immediatamente che dietro la storia del piccolo Calogero c’è qualcosa di più che una semplice sceneggiatura: c’è un pezzo di vita di Bob, che con i suoi cinquanta anni ha iniziato a guardarsi indietro…
Il Bronx che vediamo è un quartiere, ma anche un mondo che vive nella 187a strada di New York e un album di ricordi che viene aperto. Vi troviamo violenza e povertà, vizi e virtù di quegli italoamericani appena trapiantati negli States, che iniziano a mettere le radici nel nuovomondo, in bilico tra un passato difficile da lasciare e un futuro difficile da costruire.
In questo difficile contesto Calogero deve crescere, diviso tra la figura di un padre onesto e lavoratore al quale non può non voler bene, e quella di un boss della mafia che ammira e col quale stringe un rapporto profondo. Uno dice che “il vero eroe è il lavoratore che si alza ogni mattina alle 7 per guidare un autobus”, l’altro che “chi lavora è un fesso”, ma entrambi seppur in maniera opposta vogliono il bene di Calogero, che si trova a combattere tra la paternità dolce e carnale di Lorenzo (un tenero De Niro) e quella intellettuale e affascinante di Sonny (un intenso Palminteri).
Il finale è piuttosto scontato, forse per la preoccupazione di De Niro di assecondare i gusti del pubblico, ma l’eccessivo sentimentalismo non pregiudica due ore di film intense, che a volte ricordano da vicino Quei bravi ragazzi, e che riescono a descrivere senza retorica la mafia di quegli anni, lontana dalla droga e per certi versi vicina alla gente. |
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