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Uomo d'affari di grande successo, Nicholas Van Orton vive da solo in una grande villa, dopo la separazione dalla moglie. In occasione del suo compleanno, riceve un invito a pranzo dal fratello Conrad. A tavola, Conrad gli regala la tessera per partecipare ad un gioco a sorpresa, organizzato da una società che si propone di dare una scossa a persone che vivono una vita monotona. Nicholas si presenta, riempie un modulo e poi torna a casa, senza pensarci troppo. Da quel momento però cominciano ad accadergli strani fatti... |
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Nel giorno del suo quarantesimo compleanno Nicholas Von Orton è solo nella sua splendida villa, terribilmente sfarzosa quanto povera di calore umano. La sua vita non contempla altro che il suo redditizio lavoro, eppure questo sembra non importagli: i soldi sono il suo unico obiettivo, l’arroganza e la prepotenza il metodo per conseguirlo. Questo confortevole status quo fatto di lusso e solitudine viene turbato quando il fratello Conrad gli regala la possibilità di partecipare a un gioco estremo e senza regole, che plasmerà il mondo tangibile in qualcosa di sospeso tra realtà e finzione, un limen lungo il quale la vita e la morte si divertono a sfidarsi e che Nicholas non riesce a capire. Il cosmos si trasforma in caos, e in un crescendo di suspence, si arriva al totale sconvolgimento di un uomo drogato e abbandonato in Messico, senza soldi né identità, fino a quel momento uniche sue certezze. E’ il momento più drammatico di un film che gioca con lo spettatore, ponendolo sullo stesso piano del protagonista, ovvero non svelando mai le regole di questo carnevalesco teatro dell’assurdo.
Purtoppo le indubbie qualità di Fincher, già ampiamente apprezzate nell’ottimo Seven, non riescono a sollevare dalla mediocrità la sceneggiatura di Brancato e Ferris, che a lungo andare stanca il pubblico con infiniti e alquanto improbabili colpi di scena, che finiscono così per perdere ogni rilevanza. C’è troppa carne al fuoco, e nonostante un’iniziale sensazione di ansia e smarrimento, tra sparatorie e inseguimenti, misteri e insicurezze, si perde ogni interesse nel cercare di capire cosa sia vero e cosa falso. Come se non bastasse, un finale alquanto mediocre e conciliatorio cancella in malo modo quello che di buono il regista era riuscito a creare: la curiosità di conoscere autori e regole del gioco. Douglas è perfetto nei panni dell’antipatico miliardario perennemente in giacca e cravatta, ma la sua mancanza di espressività è decisamente stonata con il personaggio che interpreta, mentre lo stesso non si può dire del convincente Sean Penn, che però si vede poco.
Bah, che devono fare i ricchi per divertirsi… |
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L'idea è interessante e lo svolgimento, durante la visione, è accattivante e coinvolgente, senza spazio per la noia... concordo che a ripensarci a posteriori alcuni passaggi risultino decisamente inverosimili, mentre non sono d'accordo con le critiche a Douglas, ma mi rendo conto che si tratta di un attore che più di altri o piace o non piace proprio...
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