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Meg Altman e sua figlia Sarah sono costrette a nascondersi in una stanza segreta (completa di acqua, cibo e un sistema di telecamere a circuito chiuso) all'interno della loro casa di New York, per difendersi dall'intrusione di tre uomini alla ricerca di una somma di denaro occultata all'interno della casa. Il guaio è che ciò che i ladri vogliono è nascosto proprio all'interno della 'camera nascosta'. |
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E’ la storia di un’ossessione claustrofobica, nella più classica maniera ‘fincheriana’, zeppa di contrasti tra paure smarrite e ambiente soffocante, risorse tecnologiche da scoprire e ansie.
Una stanza all’interno della casa dove nascondersi in caso di pericolo o intrusione, roba per ricchi che si trasforma (casualmente?) in stanza del panico, trappola respiratoria, ma comunque via di salvezza per Meg e la figlia Sarah che solo il giorno prima avevano affittato casa, predestinate inconsapevolmente a vivere l’incubo senza minimamente conoscerlo.
Ma proprio nello sviluppo di questa trama il film lascia la sensazione di essere inconcludente, tiene ai margini la credibilità della storia e presenta goffi personaggi mai credibili fino in fondo. Forest Whitaker ladro d'altronde come potrà mai esserlo, se solo nella redenzione finale trova un minimo di significato?
Non si riesce realmente a capire quale sia lo scopo di questi ladri (?) che piombano in casa nella notte solo per rubare, mentre l’imprevisto li trasforma improvvisamente in torturatori, maniaci, violenti ma anche incerti; dimenticano completamente la loro struttura narrante: rubare una cifra che forse neanche conoscono.
David Fincher imprime forza alla rigidità di Jodie Foster che risulta apprezzabile nei movimenti nervosi del volto mai rilassato, la sua espressione inquieta diventa il ritmo del film, anche nel finale dove non cede, non rilassa i lineamenti e mantiene intatta la sua angoscia così come la tensione, senza però mai minimamente avvicinarsi alle sceneggiature perfette di “Seven” e “Fight Club”.
“La gente oggi non viene più sepolta viva, prima accadeva continuamente” ma è proprio questa immedesimazione che dona al film il suo unico, indiscutibile fascino.
Chi di noi non vuole una stanza come quella per sentirsi protetto all’interno della propria casa? Ma una volta costretti ad entrare ci sentiremmo davvero sicuri? Bisogna restarci, abituarsi, cercare soluzioni se le soluzioni si presentano… |
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Panic Room e' un film, tutto sommato, riuscito perche' comunque lo spettatore rimane incollato alla poltrona per vedere come finira' questo claustrofobico thriller . Fincher guarda alla tensione di Hitchcock e al thriller di De Palma e, proprio quando il film sembra cedere di interesse, tira fuori qualche idea. Ma non mancano i difetti, a cominciare dalle figure stereotipate dei tre ladroni, una sceneggiatura che a volte sfodera qualche colpo di scena ma a volte cade nel gia' visto, come il finale inevitabile. Intrattenimento d'autore con qualche guizzo ma poca originalita'.
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