Tutta la voglia di libertà e di contraddizione: l’interesse e l’emozione. Con tutto lo slancio, l'aderenza agli ambienti, la sensualità nel percepire gli spazi, gli umori, i colori, la materia, portavoce dei sentimenti umani, quelli più intimi ed indicibili; fino alla 'suggestione' della regia, nel segno di un cinema generoso di respiri: sacrificare le parole, i dialoghi per lasciare le immagini, i suoni, le musiche imporre la loro presenza sensuale. Perché il modo con il quale Abel Ferrara affronta queste sue divagazioni esistenziali al di sopra della norma, ne fanno un caso sorprendente e rallegrante.
“Go Go Tales” proietta, come poche altre volte, il quotidiano, il normale, in quella situazione di estasi degenerativa avvolta dal misterioso 'guerriero' dei corpi più eccentrici, surreali, nel segno del 'riscatto' folle di poesia accettata nel lirismo dei suoi eccessi. Ritratti umani, perfettamente delineati dalla sceneggiatura, si stagliano con originalità nell'intrattenimento 'trasgressivo' da commedia nera, guidati da una visione registica sorprendentemente matura: l'intento 'terreno', portatore di verità sgargiante, si contrappone dialetticamente ai valori 'eroici' della carne, dando vita, una volta ancora, ad una rimessa in questione di quelle teorie sull'astrazione 'informale', che tendono a governare e risolvere le questioni della condizione umana. Nel proprio saggio di stile visionario, il film assume un significato autonomo, un significato 'destabilizzante' che traduce l'ideologia di base; quella di un cinema determinato e del tutto 'speciale'. Angoscie 'improvvisate' e tentativi riusciti: il controverso autore italo americano dirige un film sull'irrazionalità, sull'onda travolgente della 'passione' che va rifiutata; oppure accettata, ma allora con le sue regole. Poco importa allora se un'estetica da night club rischia di confondere l'immagine satura di 'turbamenti'; quelle di Abel Ferrara sono risonanze esaltanti, esponenti approfondite del cinema indipendente significativo nella propria eccentricità: questione di 'anima', allora, più che di ragione. |