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Nella notte di Buenos Aires, un gruppo di ventenni sbandati vaga alla ricerca di amore, d'avventure e di rapporti occasionali. Reni suona in una piccola band rock locale, che si esibisce nei locali notturni. Andrés si prostituisce facendo sesso ovunque capita. Reni ed Andrés si incontrano per caso e, dopo aver fatto l'amore, vagabondano per la città. Ma al termine della notte, quando si separano, entrambi capiscono che non bastano cento pesos per comprare l'amore. |
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Segnali di fumo dal cinema argentino, messaggi cifrati che attraversano la realtà di un paese collassato.
Nella notte di Buenos Aires, un gruppo di ventenni sbandati vaga alla ricerca di amore, d'avventure e di rapporti occasionali. Reni suona in una piccola band rock locale, che si esibisce nei locali notturni. Andrés si prostituisce, vendendo orgogliosamente se stesso di notte in notte. Due ombre metropolitane messe in scena dalla regista con stilizzata fascinazione, che descrivono una storia d’amore senza vie d’uscita: divagazioni notturne, sesso a pagamento, sentimenti incompresi e sbilanciati dalla noia esistenziale…
“Vagon Fumador”, opera prima di Veronica Chen, è un film fluido e inafferrabile, senza destinazione, disperso in se stesso; una pellicola dove le immagini, come in un viaggio, scorrono lente oltre il finestrino di un treno...Un film deformato su una realtà deformata, schizofrenico nella sua indecifrabilità tra colore e b/n, tra audio verosimile e filtrato, come schizofrenica è la gente di una metropoli divisa, abbandonata a se stessa, lanciata a inseguire un sogno di ricchezza che appartiene a pochi, nella quale il miraggio del benessere lega indissolubilmente alcuni ai vizi degli altri. È così che Andrés si prostituisce nel luogo simbolo del denaro, le banche, parassita e schiavo dei suoi clienti, solitari imprenditori di se stessi. Sotto la pioggia umida di primavera Reni corre sui pattini, canta nei locali notturni, scala i grattacieli alla ricerca di un’identità, per respirare l’aria dell’illusione. Fa l’amore cercando di innamorarsi e di essere amata. Ma a cosa serve mettere l’anima in una canzone quando si è impigliati in una rete e in un sistema che ci chiede comunque di prostituirci, nei gesti quotidiani, nel lavoro, lì dove vorremmo mettere passione e troviamo barriere? Piovono pesos che non cambieranno nulla su questi personaggi infreddoliti, vagabondi per insofferenza, privati, derubati di un’alternativa.
Presentato al festival di Venezia (2001). |