Il primo aggettivo per descrivere il film che viene in mente uscendo dalla sala è “televisivo”. Ci vuole un po’ per elaborare l’impressione del momento, ma alla fine essa può tranquillamente essere riconfermata. “Follia” è una pellicola girata come potrebbe essere scritto un tema di liceo: con la minima fantasia e la massima correttezza formale possibili, e con poca attenzione ad aspetti importanti per la riuscita artistica del lavoro; per esempio, la fotografia. La sceneggiatura dal canto suo ha chiari ritmi da piccolo schermo, anche perché montata che più linearmente non si potrebbe, senza colpi di scena né inversioni temporali. Gli attori hanno anche una certa storia alle spalle (Ian McKellen, il dottor Clave, ha lavorato con Bryan Singer e Peter Jackson; Hugh Bonneville, il marito di Stella, con Kenneth Branagh) ma non esprimono grande carisma recitativo. Si potrebbe dire che si tratta di una realizzazione in tono minore; ma, più che una scelta, il basso profilo sembra un effetto non voluto. Il regista, David Mackenzie, è agli inizi della carriera, e forse per questo non osa a sufficienza: lo confermerebbe la scelta di trarre il film da un romanzo, quello omonimo di Patrick McGrath. Scelta, questa, tra le più azzeccate: la storia è quella della malattia mentale, sia raccontata nel tentativo di darne una spiegazione e con la curiosità di osservarne le dinamiche, sia contestualizzata nell’Inghilterra degli anni ’50, con tutte le connesse questioni sociali relative al ruolo della donna, del medico e del paziente. La figura più interessante è evidentemente la protagonista Stella Raphael, rivisitazione originale della donna impigliata nei vincoli familiari che cerca una sua libertà e identità nell’abbandonarsi a una passione tanto più travolgente quanto più ai limiti dell’equilibrio mentale. Non ci sono mai né sentimentalismo inutile né luogo comune nella descrizione dei suoi gesti e dei suoi pensieri: merito condiviso probabilmente da scrittore, autori del film e interprete, particolarmente brava. L’evoluzione del suo personaggio rappresenta il filo conduttore del racconto, mentre la sua figura di donna, per una volta, vera ne costituisce la fonte di interesse principale. Per gli estimatori, la campagna inglese è struggente come al solito. |