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Lo scrittore Andrew Wyke e l'attore Milo Tindle sono innamorati della stessa donna e ognuno dei due è pronto a commettere le peggiori nefandezze pur di avere la meglio sul rivale... |
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La genesi di “Sleuth” è complicata ma indicativa. significativa. Il testo originario è quello di una piece teatrale di Anthony Shaffer, apparsa in Inghilterra nel 1970. La prima trasposizione cinematografica è apparsa due anni dopo: il regista era Joseph L. Mankiewicz, e, curiosamente, un ben più giovane Caine compariva già tra gli interpreti (ancora più curiosamente nel ruolo di Milo anziché di Andrew Wyke). Più di trent’anni dopo Jude Law e il produttore Simon Halfondeciso di riportare “Gli Insospettabili” sullo schermo, affidandosi a Kenneth Branagh come regista e a Harold Pinter come sceneggiatore. Il teatro ha dunque una gran parte nella storia dell’opera, e proprio per questo ne ha influenzato tempi e stile. Un solo set, la bellissima villa di campagna settecentesca di Andrew Wyke (Michael Caine), trasformata all’interno in una cosa a metà tra una galleria d’arte contemporanea e un agghiacciante regno della tecnologia; per la verità, poco emozionante. Due soli protagonisti, che si muovono sempre sotto gli occhi dello spettatore. E una trama fatta quasi solo di dialogo, una sfida a colpi di parole e non solo per rimanere incontrastati padroni del palcoscenico. Branagh conferma le aspettative: è un bravo regista che sa tradurre molto bene il linguaggio teatrale in linguaggio cinematografico. Anche la sceneggiatura potrebbe convincere, priva com’è dei troppi passaggi obbligati in cui inciampa chi è solito scrivere solo per il grande schermo. Il risultato complessivo però non convince appieno, lasciando la convinzione che le buone carte in gioco sarebbero potute essere sfruttate meglio. Tranne la sequenza centrale dell’interrogatorio, più dinamica e incalzante, il film sembra scritto solo per funzionare da sé stesso, con insufficiente riguardo all’interesse del pubblico. Che farà fatica ad appassionarsi al gioco un po’ macchinoso dei colpi di scena, a una storia che non trova un senso profondo, a un dialogo tendente al verboso e francamente lontano da una ispirazione che si possa definire poetica. I due protagonisti non si rubano la scena, e il demerito va ascritto a uno svogliato Michael Caine. Law invece se la cava bene, sia per la credibilità con cui interpreta un personaggio difficile come quello di Milo, sia perché sa alternare con misura l’impostazione teatrale e il naturalismo cinematografico. |
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Commenti del pubblico |
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Gran Premio del doppiaggio: i premi ( 5 Giugno 2008)
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Asti d'essai dal 9 al 12 ottobre ( 4 Ottobre 2007)
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Da Venezia a Roma: una settimana di grandi film (10 Settembre 2007)
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"Sleuth": alla Mostra è il giorno di Branagh (30 Agosto 2007)
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Su Venezia una pioggia di maestri e di star (24 Agosto 2007)
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Kenneth Branagh gira il remake de "Gli insospettabili" (25 Settembre 2006)
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"Sleuth": il remake di Kenneth Branagh ( 7 Settembre 2006)
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