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La vita, gli amori, la musica, le canzoni e gli anni della maturità artistica e personale del celebre cantante americano Bob Dylan, visti attraverso gli occhi di sette personaggi, ognuno dei quali interpreta il cantante in un particolare momento della sua vita. Dall'infanzia agli esordi come cantante folk, dal successo raggiunto nei primi anni '60 come artista politicamente impegnato, al controverso passaggio alla musica rock. Poi, l'incidente motociclistico e il conseguente ritiro dalle scene, fino al ritorno alle apparizioni in pubblico con una serie di concerti noti come il 'Never Ending Tour', iniziato nel 1988 e che lo ha portato ad esibirsi in oltre 2000 concerti. |
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Autoreverse. La storia di sparire e poi reinventarsi: elegia in onore dell’attore. Se l’unica mozione in favore di un presunto sperimentalismo dimora nell’assenza di una narrazione classica, nella spregiudicatezza di un flusso coscienziale (programmaticità), che si fa portatore del narrato, allora dobbiamo conseguire che tutto il cinema sta esaurendo il suo concetto di 'moderno' proprio sotto i nostri occhi. Nella sospensione di sequenze più vicine semmai ad un’adesione emozionale, quell’itinerario introspettivo, di materializzazione di quello sguardo interno, intimo, permette di riconoscere l’acustica devastante di un suono che non ha mai smesso di osare: Todd Haynes torna ad esaminare l'evanescenza di un desiderio: sogni e ispirazioni che si imprimono nel percorso leggendario Bob Dylan, fatto di allontanamenti e di avvicinamenti, progressivi e continui.
Ipnotizzare un 'manifesto' come nel suo cinema impegnato più appariscente ('Velvet Goldmine') fatto di uomini e di ideali: "I'm not There", una misteriosissima canzone, divenuta un cult fra gli appassionati, nonostante non sia ufficialmente mai uscita. Bob Dylan è una delle figure più importanti e controverse della musica americana. Nella sua vita è stato tante cose; protestante, ebreo, cristiano, folk-singer, cantante rock, country, blues, gitano e predicatore, innovatore e reazionario, tossicodipendente e vegetariano, padre e marito, acustico ed elettrico, commerciale ed elitario. Ma in quasi quaranta anni di attività artistica, ha saputo conquistare i livelli più elevati del tempio della musica. Ecco dunque la storia dell'ex-menestrello del Greenwich Village che ha attraversato cinque decadi, cambiando per sempre la storia del rock.
Un mito tra tentazione e devozione, peccato e redenzione; la mutazione come frontiera estrema dell''appartenenza': un cinema d’autore, dove tutto è possibile, e dove l’unico punto di vista, la coraggiosa miscela artistica, sembra essere quella dall’interno dell’implosione astratta tra carne e idea: Haynes lascia parlare il personaggio. La coerenza propria del regista porta a rispecchiare anche nella messa in scena e nella resa formale l’artificiosità del tema portante, espresso attraverso un elogio della falsità e dell’illusione.
Scorre la storia dentro l'opera di Haynes. Polvere e sparo: perché ripercorre l’essenza di una 'visionarietà' esibita e potente, significa togliere la stoffa dai gesti, il ritrovamento nel corpo, nelle dimensioni del corpo.
Presentato in Concorso a Venezia 2007. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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Ambizioso esperimento che vuole ritrarre poeticamente Bob Dylan, sviscerandone l’anima senza ricorrere a una trama lineare, ma attraverso sei frammenti della sua mutevole personalità. Il cast (Cate Blanchett, Coppa Volpi e Golden Globe, pazzesca) da il meglio di se e l’atmosfera creata attraverso regia e fotografia (molto diverse per ogni spezzone) è affascinante. Haynes osa, e fa bene. Un must che per chi ha una buona preparazione sulla biografia di Dylan, gli altri non ne caveranno granché (cosi spiego il voto basso, ci tornerò su).
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ale84 ha riassunto il tutto in modo chiaro e sintetico. Una sola cosa si può aggiungere su questo film, Cate Blanchett è qualcosa di grandioso nella sua parte, a mio avviso meriterebbe un film incentrato direttamente su di lei, naturalmente come soggetto Bob Dylan.
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