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New York City è colpita da una strana epidemia che contagia uomini e animali rendendoli creature mostruose e feroci, assetate di sangue. L’unico sopravvissuto è uno scienziato che lavora per conto dell’esercito americano, Robert Neville che, dopo aver perso tragicamente la sua adorata moglie e sua figlia, si fa carico di un’importante missione: scoprire la natura di quello strano virus per poter salvare l’umanità dalla distruzione. Con lui c’è Sam, il suo fedele cane, ma forse i due non sono gli unici sopravvissuti alla catastrofe che ha colpito in breve tempo il pineta Terra. |
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Buone scene d’azione a effetti speciali per il nuovo film di Francis Lawrence, che non dimentica di esplorare anche il lato umano e lascia spazio libero alla bravura interpretativa di Will Smith: uomo solo con cane al seguito, in una New York senza speranza e con troppi vampiri. Il regista non è novello nel dirigere artisti provenienti dal mondo musicale e questa con Will Smith è solo un’ulteriore esperienza lavorativa con il cantante/attore che aveva già diretto per il video del brano “Black Suits Coming” per il film Men in Black II.
In questa storia ci sono un uomo e un cane e la loro lotta per la sopravvivenza. L’uomo si chiama Robert Neville ed è uno scienziato, il cane glielo ha lasciato sua figlia prima di staccarsi da lui. Tutto il resto è solo ricordo, rivissuto dal protagonista nei suoi incubi in flashback che ricostruiscono la vicenda. Partendo dal romanzo di Richard Matheson e dalla sceneggiatura del film di John e Joyce Corrington 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra interpretato nel 1971 da Charlton Heston, Io sono leggenda procede con un ritmo narrativo disteso per buona parte del film. A spezzare la tensione e le sequenze dedicate alla caratterizzazione del protagonista sono le apparizioni improvvise di strane creature che di umano non hanno quasi neanche più l’aspetto e si muovono con feroce istinto animale tra le accurate ricostruzioni scenografiche di Naomi Shohan, rese ancora più gradevoli dal sapiente tocco del direttore della fotografia de Il Signore degli Anelli, Andrew Lesnie. Nota di demerito però nel finale: i dialoghi si esasperano e gonfiano uno spirito religioso che un po’ stona in un film di genere dove forse si sarebbe preferito che tutta quella tragedia non avesse avuto una vera e propria conclusione.
Will Smith colpirà nel segno ma il film non riuscirà a diventare leggenda: forse rimarrà impresso nella mente dello spettatore evocato accanto a quelle pellicole che, come il recente 28 settimane dopo, rispolverano le figure di vampiri sanguinari. |
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